Conclusioni

Attraverso il metodo dell'analisi integrata � stato possibile confrontare dati relativi alle seguenti tematiche: geologia, geomorfologia, morfometria, deflusso torbido, curve ipsometriche, profili longitudinali e trasversali, eventi alluvionali e idrologia.
La congruenza fra fattori predisponenti al dissesto idrogeologico e appartenenti alle diverse tematiche, ha permesso l'individuazione e la caratterizzazione di nodi critici in prossimit� dei quali sono rilevabili aree della piana soggette a maggior rischio alluvionale. E' stato inoltre possibile individuare sottobacini della fascia collinare, la cui rapida evoluzione geomorfologica comporta un incremento del rischio alluvionale nelle aree della piana. In particolare si riscontrano tributari in cui l'instabilit� morfologica � tale da comportare rischi idraulici rilevabili in prossimit� delle confluenze.

Geologicamente il bacino � caratterizzato, nella parte sommitale, da successioni marnoso-calcaree intensamente tettonizzate; nelle zone pi� marnose sono generalmente impermeabili, nelle parti pi� fratturate e calcaree presentano una discreta permeabilit� secondaria. Quest'ultime sono arealmente limitate. Procedendo verso valle, si susseguono successioni pelitico-arenacee a cementazione e proporzioni differenti.
La diffusa presenza di peliti rende il bacino complessivamente impermeabile.
Conseguentemente prevalendo il deflusso superficiale su quello sotterraneo, tenderanno a verificarsi facilmente situazioni estreme di magra e di piena fluviale, favorite anche dalle modeste dimensioni del bacino.
Anche l'intenso grado di tettonizzazione riscontrato a monte, comportando consistenti depositi colluviali, contribuisce ad incrementare il trasporto solido e quindi le portate. L'erosione selettiva cui sono soggette le successioni pelitico-arenacee causa, insieme al condizionamento strutturale, irregolarit� dell'alveo che influiscono sul comportamento idraulico dello stesso durante le piene.
Lo studio dei depositi del Quaternario rivela fasi d'intensa erosione e molteplici variazioni del pattern idrografico, deviazioni e catture anche recenti. Ci� indica che il bacino del torrente Arzilla � sempre stato soggetto a processi di evoluzione geomoforlogica particolarmente intensi.

In funzione alle caratteristiche del substrato e all'energia di rilievo sono stati individuati settori nei quali predominano nettamente determinati processi geomorfologici; un quadro sintetico di tale situazione � fornito dalla Tab. 19 come segue.


GEOMORFOLOGIA
SETTORESOTTOSETTOREPROCESSI DOMINANTI
MONTANOCALCAREO
MARNOSO
Erosione e D.G.P.V.
PELITICO
ARENACEO
Movimenti franosi di media estensione
ARENACEOVallecole non ramificate a fondo detritico
MEDIANOPELITICOMovimenti franosi molto estesi
INFERIOREARENACEOPELITICOVallecole mediamente ramificate a fondo detritico
SABBIOSOVallecole molto ramificate a fondo detritico

Tab.19 Sintesi della geomorfologia dei settori

I dati ottenuti dall'analisi quantitativa risultano essere indicatori, relativamente al reticolo idrografico, di molteplici situazioni che si ripercuotono sulla dinamica fluviale. In generale si riscontra un grado di gerarchizzazione dei sottobacini: medio nel settore inferiore, mediocre in quello montano, basso nel mediano anche se le sue vallecole sono ampie e articolate.
Il reticolo normalmente subisce un controllo medio-alto del substrato attraverso strutture e variazioni litologiche. In particolare esso risulta fortemente controllato dal substrato, nei sottobacini montani o ricadenti fra il settore montano e quello mediano, per i quali sono risultati molto significativi i valori di Rb. Un reticolo soggetto a forte controllo del substrato difficilmente raggiunger� condizioni d'equilibrio e quindi un profilo regolare.
Inoltre si � riscontrato come una rapida evoluzione geomorfologica comporti, spesso in prossimit� delle confluenze, squilibri idraulici che si traducono in maggiore rischio ai fenomeni alluvionali. In particolare la gerarchizzazione del reticolo risulta minima sia quando si originano consistenti fenomeni di detrizione nel settore mediano come nei sottobacini 6 e 12, che quando si verificano confluenze anomale a rapida evoluzione morfologica come nei sottobacini 7 e 8 per i quali sono risultati molto significativi i valori di Dga (densit� d'anomalia gerarchica).
Il confronto fra dati morfometrici e ipsometrici risulta indicativo delle recenti tappe evolutive di alcuni sottobacini. Infatti, quelli con basso grado di gerarchizzazione ed una curva ipsografica riconducibile ad una fase matura possono aver subito recenti variazioni del livello di base, risentite dal reticolo idrografico ma non dal rilievo nel suo insieme. Infatti questa situazione � stata riscontrata per i sottobacini 7 e 8 attraverso le variazioni di confluenza rilevate in campagna (Rio Piandara e Fossatone).
Simili casi dimostrano l'importanza dello studio morfometrico anche ai fini applicativi.
Viste le non poche situazioni di squilibrio idraulico emerse dal presente studio, soprattutto in prossimit� delle confluenze anomale, � necessario un costante controllo dello stato evolutivo dei sottobacini che dal rilevamento e dalla morfometria risultano a maggiore rischio di squilibrio idraulico.
Riguardo alla stima quantitativa dell'erosione � stato valutato il trasporto torbido nella sezione di chiusura (Tu). La differenza riscontrata fra materiale eroso dal bacino e Tu, indicherebbe notevole erosione a monte e sovralluvionamento a valle, come del resto risulta dall'ipsometrica e dall'ingente deposito di materiale limoso prima dello sbocco a mare.
In funzione dei processi geomorfologici dominanti e in congruenza con i risultati ottenuti dall'analisi quantitativa dell'erosione, i sottosettori sono raggruppabili in tre tipologie come di seguito esposto.
1)Sottosettori montano pelitico-arenaceo e mediano pelitico. Essi sono prevalentemente franosi con valori medi di Tu elevati e quindi ad alta intensit� di detrizione; in particolare l'alimentazione detritica del settore pelitico, estremamente franoso, rappresenta quasi la met� del totale.
2)Sottosettore montano calcareo-marnoso. E' prevalentemente interessato da erosione attiva e D.G.P.V., con valori medi di Tu centrali e quindi intensit� media di detrizione.
3)Sottosettori montano arenaceo, inferiore arenaceo-pelitico e inferiore sabbioso. Essi sono prevalentemente interessati da vallecole a fondo detritico frequentemente inattive, con valori medi di Tu inferiori e quindi a bassa intensit� di detrizione.

Un notevole apporto detritico pu� comportare la riduzione della sezione di deflusso per ingenti fenomeni deposizionali lungo i tratti a minore pendenza. Poich� risulta che principalmente la detrizione del bacino proviene dai movimenti gravitativi, i quali possono rifornire i tributari di notevoli quantitativi di materiale solido anche in modo improvviso, � importante il controllo e il consolidamento dei versanti interessati da frane.
Secondariamente l'alimentazione detritica proviene dall'attivit� erosiva nel settore marnoso-calcareo, data l'intensa tettonizzazione e l'elevata energia di rilievo; in tal caso l'alimentazione detritica avviene in modo pi� graduale. Comunque � importante il controllo e la regimazione degli impluvi e dei versanti interessati da intensa attivit� erosiva anche in relazione alla possibilit� di squilibri idraulici conseguenti a variazioni altimetriche.
Dall'analisi del profilo longitudinale, si denotano numerose irregolarit� in relazione al condizionamento litologico e strutturale del substrato sull'idrografia, come gi� accennato precedentemente. L'andamento del profilo a gradini pi� o meno netti, comporta bruschi mutamenti di pendenza dell'alveo e quindi repentine variazioni della velocit� di deflusso. Cos� nei tratti torrentizi pi� scoscesi si originano, in concomitanza con strettoie dell'alveo sezioni critiche soggette a maggior rischio d'alluvionamento.
Quindi � importante localizzare le variazioni del profilo longitudinale e trasversale dell'alveo.
Anche dal rilevamento e dalla caratterizzazione delle aree alluvionali sono stati individuati molteplici tipologie di nodi critici e ricostruiti modelli morfologici d'alluvionamento. I nodi critici sono tratti particolarmente predisposti a manifestare fenomeni alluvionali i quali possono esplicarsi attraverso varie modalit�.
Riguardo a fenomeni d'esondabilit� sono stati riscontrati nodi critici in corrispondenza delle situazioni di seguito descritte.
1)Le successioni di meandri ad alta sinuosit�, presentano sponde esterne con accentuati fenomeni d'erosione laterale i quali a loro volta favoriscono la formazione di canali d'esondazione e smottamenti. Quindi � importante controllare ed eventualmente proteggere le sponde fluviotorrentizie soggette a forti fenomeni d'erosione laterale e scalzamento al piede.
2)I tratti in cui si verifica la riduzione dell'area delle sezioni dell'alveo accompagnata da brusco mutamento della pendenza di fondo necessitano di controllo e ed eventualmente di rilievi geomorfologici e topografici molto accurati.
3)Nelle aree topograficamente depresse occorrerebbe evitare di localizzare insediamenti. Inoltre nel caso che si tratti di aree ex cava, solo parzialmente ricolmate, occorrerebbe provvedere a completare il riporto di terreno.
4) Riguardo l'ostruzione della luce di attraversamenti occorrerebbe evitare per quanto possibile che corpi di determinate dimensioni defluissero nell'alveo.
5)Il deflusso alla foce risulta ostacolato durante i fenomeni di piena da ingenti depositi di materiale limoso nell'alveo prima dello sbocco a mare, dall'alto livello marino e verosimilmente dall'interfaccia salmastra. Quindi occorrerebbe ripulire periodicamente il fondo in prossimit� della foce ed eventualmente considerare la possibilit� di utilizzare il materiale limoso per il ripascimento delle spiagge dopo accurati studi granulometrici. I fenomeni d'allagamento si possono verificare in relazione alle situazioni di seguito descritte.
1)Per le anomalie nella confluenza del tributari del torrente Arzilla � importante anche a livello applicativo individuare e caratterizzare le aree con tendenza a manifestare rapida evoluzione geomorfologica.
2)Si verificano risalite idriche dalle condutture poste in opera per il deflusso delle acque e problemi di deflusso della rete fognante in occasione di eventi che comportano sostanziali incrementi di carico idraulico.
Per cui occorre controllare il comportamento delle condutture in situazioni di sovraccarico idraulico e se si sono verificati incrementi di deflusso negli ultimi decenni.
3)Le aree topograficamente depresse a ridosso delle fasce golenali non sarebbero idonee a insediamenti perch� spesso si verificano fenomeni d'allagamento per risalienza della falda.
4)Per i problemi di deflusso ai piedi dei versanti di acque di ruscellamento che favoriscono fenomeni d'allagamento sono utili le regimazioni idriche e il controllo della relazione esistente fra alcune attivit� antropiche (cementificazione, pratiche colturali non idonee, eliminazione di vegetazione) e il deflusso idrico superficiale.
Le modalit� d'esondazione e d'allagamento sono solo un'esemplificazione dei fenomeni reali che spesso risultano dalla combinazione di pi� processi.
In definitiva � importante monitorare e cartografare i siti e i fenomeni dove si verificano le situazioni sopra esposte.
L'analisi idrologica necessiterebbe di ulteriori approfondimenti; comunque da essa risulta che eventi pluviometrici come quelli corrispondenti a esondazioni straordinarie, non sono rari. Una pianificazione territoriale limitata al solo tronco inferiore dell'Arzilla risulterebbe incompleta poich� i processi che si sviluppano a monte e nei tributari si ripercuotono a valle; i problemi d'alluvionamento andrebbero affrontati in un quadro di recupero idrogeologico complessivo del bacino dell'Arzilla.
Altre problematiche riscontrate, diametralmente opposte ai processi alluvionali, sono quelle legate ai fenomeni di stagnazione delle acque durante il periodo estivo nella zona della foce dove il deflusso � ostacolato dalla considerevole deposizione di materiale limoso; in tali tratti si sviluppano problemi legati a cattivi odori, vegetazione ostruente e di ratti e zanzare.
Riguardo agl'interventi di sistemazione idraulica si espone solo qualche modesto concetto rimandando a studi specialistici. Innanzitutto dal rilevamento si pu� riscontrare che in relazione alle modeste dimensioni, il bacino del torrente Arzilla mostra risposte evolutive molto accentuate rispetto a variazioni anche modeste dei suoi parametri idraulici.
Questa situazione, se in termini geomorfologici facilita la comprensione delle complesse relazioni fra variazioni dei parametri idraulici e risposte evolutive, in materia d'interventi rende difficile la progettazione degli stessi, per le problematiche legate alla modificazione di un sistema caratterizzato da un equilibrio molto labile e peculiare.
Riguardo la regolarizzazione delle sezioni e dei profili in prossimit� dei nodi critici occorre considerare attentamente il condizionamento del substrato ed i fenomeni d'erosione selettiva. Soprattutto nei sottosettori montani caratterizzati dalle alternanze pelitico arenacee, il profilo potrebbe riassumere la sua originaria conformazione dopo un intervento di regolarizzazione se il substrato non fosse in qualche modo isolato (ricostruendo per esempio il manto alluvionale).
Riguardo agl'interventi di laminazione si ritiene di ubicare le eventuali casse d'espansione in aree incolte e/o agricole e gi� naturalmente predisposte, onde assecondare il pi� possibile le caratteristiche fisiche e le tendenze evolutive del reticolo.
Per esempio un'area che risponde a tali esigenze � la zona di paleomeandro ubicata a sud di S. Andrea. Infatti gi� attualmente funge da cassa d'espansione poich� l'onda di piena ordinaria risale il canale abbandonato attraverso due imboccature; inoltre la capienza di tale area pu� essere facilmente aumentata. Altre aree idonee a questo scopo sono situate a monte della zona industriale di Villa Betti. Anche in tal caso sarebbe importante considerare la possibilit� di utilizzare il materiale di deposito nelle casse d'espansione per il ripascimento delle spiagge.
Riguardo lo stato di manutenzione dell'alveo sar� utile procedere all'eliminazione della vegetazioni ad alto fusto entro l'alveo e dei rifiuti talora abbandonati. Questo � utile per aumentare la sezione di deflusso, per ridurre la scabrezza ed evitare che oggetti galleggianti, trascinati dalla corrente, possano esercitare un potere erosivo e distruttivo sulle sponde e sugli argini. La manutenzione del torrente Arzilla e dei tributari un tempo avveniva anche ad opera degli agricoltori che attualmente sia per rispetto alle normative che per l'et� avanzata non provvedono pi� alla pulizia dell'alveo. Quindi in taluni tratti idrografici si osservano situazioni di degradazione e d'abbandono dell'ambiente fluviotorrentizio.

Nell'augurio che questo studio possa continuare, si conclude evidenziando che l'ausilio di un GIS (Sistema Informativo Geografico in corso d'elaborazione) � basilare per la valorizzazione del territorio. Inoltre potranno essere valutati pi� puntualmente il rischio ai fenomeni alluvionali in relazione alle infrastrutture che possono essere variamente "sensibili" a tali processi e il livello di rischio compatibile.