'Il bacino del Metauro', di Raimondo Selli

Raimondo Selli

IL BACINO DEL METAURO
Descrizione geologica - Risorse minerarie - Idrogeologia

Edizione elettronica del volume edito nel 1954

PARTE V
COMBUSTIBILI FOSSILI

CAPITOLO I
LIGNITI

Da oltre un secolo fino a tempi recenti si ha notizia della nostra regione di ritrovamenti di ligniti e di scavi e ricerche di entità non trascurabile. Posso però subito dire che questo carbone non ha nel bacino del Metauro alcun valore industriale data l'esiguità degli strati e la loro saltuarietà. Mi son voluto però rendere conto, con la maggior precisione possibile, dei vari affioramenti e credo utile intrattenermi brevemente su di essi. Ciò varrà perlomeno a far cadere ogni illusione al riguardo, a far desistere per l'avvenire da ogni spesa inutile e ad evitare le frequenti confusioni che si fecero e che talora si fanno anche adesso con le impregnazioni bituminose di cui dirò più avanti.
Straterelli di ligniti si trovano entro la formazione marnoso-arenacea umbra e la serie tortoniano-messiniana marchigiana, affiorante a nord-est dei rilievi mesozoici interni. Esaminiamo quindi separatamente le due giaciture.

a) Ritrovamenti entro la formazione marnoso-arenacea. Sono abbastanza frequenti ma assai discontinui.
In Comune di Borgo Pace, e più precisamente a Poggio Corniolo sulla destra della valle del Meta a circa 680 m di quota e alla testata del rio che scende a Sompiano, venne trovato alcuni anni fa uno strato di lignite che fu anche oggetto di scavi a giorno. Si tratta di una lente seguibile all'affioramento per 10 m circa e che raggiunge i 15-20 cm di spessore massimo, ma che si assottiglia rapidamente. Una trentina di metri più sotto vi è un altro straterello di 2-3 cm di spessore. Gli strati marnoso-arenacei incassanti pendono di circa 10° verso SW. La lignite è di aspetto piceo, di un bel nero intenso, lucente, a frattura concoide e friabile; da informazioni raccolte sembra abbia un potere calorifico di circa 4000 calorie.
Altri affioramenti analoghi di lignite si hanno: a Poggio Lattarini, sul versante sinistro della valle del Meta fra Sompiano e Felcino (Comune di Borgo Pace); in località La Noce presso Montedale (valle del torrente Sant'Antonio, Comune di Mercatello); in località Ciocchi, poco più di un km in linea d'aria a SSE di Apecchio, dove durante i lavori nei campi vennero a giorno frammenti lignitici di 1-2 cm di spessore.
Nella formazione marnoso-arenacea i ritrovamenti di lignite sono in realtà assai più numerosi di quello che non dicano i pochi citati. Sempre però si tratta di aggiornamenti di valore pratico nullo.

b) Ritrovamenti entro il Tortoniano-Messiniano. Sono stati discretamente numerosi e anche in tempi recenti hanno costituito oggetto di ricerche a giorno e in galleria.
Da vecchie relazioni e planimetria di oltre 80 anni fa risulterebbe che in un ripiano del monte su cui poggia il Peglio (comune di Urbania) e lungo la strada Urbania-Peglio sono state fatte ricerche per lignite mediante una trincea con circa 60 m di fronte e una perforazione. quest'ultima fra 30 e 45 m di profondità avrebbe incontrato 5 strati di lignite per uno spessore complessivo di m 2,50 (questo valore è però poco verosimile).
Nella zona affiorano le marne e le molasse tortoniane sottostanti alla formazione gessoso-solfifera e inclinate verso NE.
Sotto Cà Bernacchio, non lontano dalla statale Urbino-Urbania e a pochi chilometri (2,5 circa in linea d'aria) a NE di Urbania, fu condotto nel 1939 uno scavo in galleria di 6-7 metri incontrando uno strato di circa 15 cm; 300 m a NE in argille smottate si rinvengono frammenti lignitici sparsi. Potrebbe essere di un certo interesse il fatto che i due affioramenti si ritrovano lungo la direzione degli strati e quindi possono appartenere a un medesimo orizzonte. La lignite è nera, lucente a frattura concoide, xiloide, con fibre legnose ben distinte e compatta. Le rocce incassanti sono argille marnose del messiniano alto con rarissime intercalazioni molassiche e soggette a frequentissimi smottamenti, tanto che anche i lavori di scavo sono scomparsi rapidamente; la pendenza è dolce con pochissimi gradi verso NE. evidentemente l'esiguo spessore e l'instabilità delle rocce non consigliano certo altre ricerche.
Presso la Parrocchia di Crocicchia in Comune di Urbino e a pochi km a S della città furono fatte ricerche nel 1917-18 e pare anche qualche piccolo scavo a giorno nel 1946. Ora non vi è più traccia di lavori o di affioramenti, ma si rinvengono non rari frammenti lignitici con i lavori agricoli. Lo strato pare avesse lo spessore massimo di 10 cm. La roccia incassante è rappresentata da argille sabbiose del Tortoniano che verso l'alto passano a molasse. Nell'Urbinate furono rinvenute tracce di lignite anche altrove (Pallino, Cavallino, ecc.).

A Pieve del Colle sul versante destro della valle del Metauro a SE di Urbania, si rinvengono nei campi frequenti frammenti di lignite che possono raggiungere anche dimensioni di un decimetro. Mancano però esposizioni nè furono mai fatti scavi per cui è impossibile conoscere lo spessore dello strato. Dato però che i tre punti di rinvenimento si trovano lungo le direzioni degli strati, potrebbe trattarsi di varie lenti comprese in un unico orizzonte esteso per circa 500 m. Le rocce incassanti sono argille sabbiose del Tortoniano passanti sotto ad argille marnose e sopra a molasse; la zona è affetta da disturbi e raddrizzamenti locali; la pendenza generale è verso SW.
Ritrovamenti analoghi si ebbero presso Serraspinosa nei dintorni di Pergola, entro il potente complesso marnoso-molassico sovrastante la formazione gessoso-solfifera; non risultano ricerche minerarie.
Presso Pian dei Preti in Comune di Isola del Piano sarebbe stato rinvenuto entro il fosso Nicolucci una strato di lignite di 10 cm di spessore; ma non furono fatte ricerche. Anche qui le rocce incassanti sono le argille sabbiosa e le molasse del Tortoniano.
Presso Isola di Fano lungo la strada del Tarugo si osservano esilissime intercalazioni lignitiche in analoga giacitura. Uno straterello di una decina di cm fu incontrato nelle immediate vicinanze del paese di Serrungarina nello scavo di un pozzo; un altro strato di 7-8 cm affiorava presso Monteciccardo nel fosso fra Cà Parpagnacca e Cà Bordone.
Credo inutile soffermarmi ulteriormente sull'argomento data l'esiguità e la piccola estensione delle lenticelle lignitiche; del resto la situazione risulta ben chiara già dai dati esposti. Si può ancora osservare che le enti hanno la massima frequenza entro il Tortoniano alto e derivano da carbonizzazione di materiali vegetali fluitati e accumulai insieme agli abbondanti detriti terrigeni.

Mi mancano analisi dettagliate su queste ligniti; riporto però alcuni dati relativi a quella del Peglio risalenti al 1867; anche se essi hanno limitato valore possono tuttavia servire di orientamento.

p.sp.Potere cal.CHO2 e Nceneri
1,3985,86755,405,8225,6311,63
In conclusione come già si è detto le ligniti che qua e là si incontrano nella regione metaurense non hanno valore pratico e non possono essere oggetto neppure di una limitatissima ricerca e sfruttamento.