'Il bacino del Metauro', di Raimondo Selli

Raimondo Selli

IL BACINO DEL METAURO
Descrizione geologica - Risorse minerarie - Idrogeologia

Edizione elettronica del volume edito nel 1954

PARTE V
COMBUSTIBILI FOSSILI

CAPITOLO III
PROSPETTIVE GASSIFERE E PETROLIFERE DELLE MARCHE SETTENTRIONALI

4. Conclusioni stratigrafiche

Oltre ai fatti esposti occorre richiamarne qui un altro di notevole interesse e cioè: la serie stratigrafica della regione è perfettamente continua salvo la trasgressione del Pliocene medio della quale ho già parlato (pag. 35) (1). È però da tener presente che questa ha un valore del tutto locale ed è limitata agli apici delle strutture più accentuate (S. Costanzo-Scapezzano, Polverigi, Montecarotto, Staffolo, e varie del Maceratese) e all'orlo interno dell'avanfossa marchigiana a S del Torrente Misa.

Quindi alla fine del Pliocene inf. o durante il Pliocene medio non si è avuta una generale regressione, seguita da una generale o quasi trasgressione durante il Pliocene medio; ma il mare pliocenico ha mutato solo di profondità e le coste hanno subito solo scarse variazioni. I bacini sedimentari neogenici marchigiani hanno quindi praticamente conservato, salvo che ai loro margini, la continuità di sedimentazione fino a tutto il Pliocene medio. Queste oscillazioni delle antiche linee di costa non costituiscono generalmente un fattore negativo rilevante, in quanto hanno interessato strutture fortemente sollevate e anche oggi ampiamente erose e quindi già da scartarsi per una ricerca a causa di questi motivi. Rimane però il dubbio che il grande rosario di rilievi sepolti presso la costa adriatica a S di Ancona, messo in evidenza dalle ricerche geofisiche, possa essere stato in certi casi intaccato dall'erosione subaerea durante il Pliocene medio. Si può quindi concludere che la lacuna stratigrafica nel Pliocene medio si presenta in aree assai limitate e che, salvo la riserva accennata, non ha avuto un effetto negativo sensibile circa le possibilità di accumulo nell'avanfossa marchigiana.

1) Ho già accennato a pag. 9 dell'eventualità di lacune stratigrafiche locali entro la serie giurassica.


Eccetto questo breve e locale hiatus, la serie stratigrafica dal Tortoniano sup. (talora dal Tortoniano inf.) in poi mostra un generale carattere regressivo, accentuandosi in modo particolare dal Pliocene medio in poi. Questo lento e progressivo ritiro del mare dai bacini neogenici marchigiani ha determinato molti orizzonti porosi con probabili chiusure stratigrafiche.
Come ho già detto nella prima parte di questo lavoro i vari complessi molassici e sabbiosi del Neogene marchigiano provengono evidentemente in gran parte dall'erosione della catena. Lo dimostrano la notevole percentuale media del 50% di carbonati fra i costituenti della nostre molasse (73), i microfossili rimaneggiati dal Mesozoico (pag.71) e la generale diminuzione delle dimensioni dei granuli e dello spessore dei singoli complessi porosi allontanandosi dalla catena. Ciò spiega come le permeabilità del Tortoniano sup.-Messiniano abbiano la maggiore diffusione, in quanto formatesi in seguito alle prime emersioni della catena ad opera della prima fase diastrofica marchigiana. Anche le sabbie depositatesi fra la fine del Pliocene inf. e il Pliocene medio devono avere una notevole diffusione perchè essere pure sinorogenetiche.

È però necessario ammettere anche altre provenienze dei materiali terrigeni. Infatti il notevole spessore delle facies molassiche diffuse per tutto il Tortoniano-Messiniano-Pliocene inf. e medio p.p. della zona costiera adriatica (monoclinali costiere fra Cattolica e Fano e anticlinale di S. Costanzo-Scapezzano) deve essere determinato in parte da altri apporti terrigeni (pag. 104). Questi possono essere stati forniti dalla formazione marnoso-arenacea romagnola o assai più probabilmente da una emersione dell'avanpaese adriatico, sul quale già ci siamo intrattenuti e ritorneremo fra poco. Queste considerazioni hanno un riflesso pratico importante per prevedere la distribuzione e le probabili variazioni dei termini permeabili neogenici entro i bacini di sedimentazione marchigiani (218).
Da quanto si è esposto finora in questo capitolo si possono trarre le prime conclusioni.
Allo stato attuale delle conoscenze la serie del Tortoniano sup.-Messiniano rappresenta l'obbiettivo immediato per la ricerca di idrocarburi nelle Marche, sia per la grande quantità di manifestazioni note, per le sue permeabilità e per l'ottima copertura determinata dai complessi argillosi sovrastanti. Un notevole interesse pratico hanno anche le intercalazioni sabbioso molassiche del Pliocene e in modo particolare quelle della parte alta del Pliocene inf. e del Pliocene medio. Mentre per i termini permeabili miocenici sarà più facile rintracciare eventuali giacimenti strutturali, per il Pliocene dovrà farsi maggior affidamento sulle chiusure stratigrafiche.

La formazione marnoso-arenacea umbra, per quanto mi sia poco intrattenuto si di essa, non può costituire oggetto di indagine, perchè, malgrado le abbondanti permeabilità, manca di coperture sufficienti.
Per una ricerca di rocce più antiche possiamo per ore intravedere possibilità solo in un Cretaceo superiore a eventuale sviluppo calcareo-organogeno, protetto dalla scaglia cinerea. Tale facies però è supponibile solo nella regione litoranea o sotto l'attuale Adriatico. Un indizio per eventuali mineralizzazioni potrebbero essere le impregnazioni bituminose dell'Albiano e Cenomaniano.
Negli Abruzzi sono ben conosciute impregnazioni bituminose fino nei terreni triassici, nelle Marche invece, malgrado i forti disturbi disgiuntivi della catena, sono ignote manifestazioni superficiali nella serie precretacea. Malgrado l'assenza di questo importante elemento, tuttavia sono presenti nella nostra regione permeabilità, coperture e talora anche strutture tettoniche favorevoli per eventuali accumuli in certi casi a profondità non eccessiva.
Naturalmente ho qui tenuto conto dei dati stratigrafici noti dalla geologia della regione, facendo astrazione da quelli supponibili mediante estrapolazioni da grande distanza; cioè ad esempio eventualità di un Miocene medio-inf. od Oligocene sabbiosi, Cretaceo inf. o Giura organogeni; Trias medio o inf. permeabili o addirittura Paleozoico sup. con caratteristiche favorevoli. Si tratta infatti per il momento di ipotesi del tutto gratuite e non sostenute dagli indispensabili dai di fatto.