'Il bacino del Metauro', di Raimondo Selli

Raimondo Selli

IL BACINO DEL METAURO
Descrizione geologica - Risorse minerarie - Idrogeologia

Edizione elettronica del volume edito nel 1954

PARTE I - CAPITOLO II
LA TETTONICA

2. La tettonica del Neogene a NE dei rilievi mesozoici interni

A N del Cesano, fra i rilievi mesozoici interni e il mare Adriatico, il Neogene si estende continuo, interrotto solo dall'emergere dei rilievi di Acqualagna, Furlo e Cesana e dai nuclei oligocenici di Bargni e di pochi altri. Tutta questa zona è piegata in anticlinali e sinclinali a generale orientamento NW-SE e spesso disturbate. Vediamo, procedendo da SW a NE, le principali pieghe, tralasciando le minori, che rappresentano semplici ondulazioni secondarie delle prime (Tavv. I, V, e VI).

Sinclinale Orsaiola-Cagli. È una sinclinale stretta, rovesciata verso NE e compresa fra i rilievi a nucleo mesozoico del Montiego e dell'Abbadia di Naro. Fra S. Lorenzo in Canfiago e il Fosso della Vena Grossa il fondo della sinclinale raggiunge la massima elevazione ed è occupato da scaglia cinerea; a NW di S. Lorenzo in Canfiago e a SE della Vena Grossa la sinclinale si abbassa gradualmente ed il nucleo affiorante è occupato da Schlier. A SE di Cagli essa confluisce nella sinclinale di Ca' Baldo-S. Cristoforo.

Anticlinale dell'Abbadia di Naro. Il nucleo affiorante nell'incisione del Candigliano è rappresentato da scaglia rossa bassa (Cenomaniano); netta è l'asimmetria con 35-40° di pendenza sul fianco SW e con strati subverticali, stirati fagliati e pieghettati sul fianco di NE. Per un tratto di 7 km circa a cavallo del Candigliano (da Ca' di Giacomo a la Serra) l'anticlinale porta a giorno scaglia rossa; si continua però ampiamente anche verso SE prima entro la scaglia cinerea poi nel Neogene.

Sinclinale Ca' Baldo-S. Cristoforo. Si tratta di un ampio e lungo motivo sinclinalico compreso fra l'anticlinale precedente e quella di Acqualagna,

(1) La vasta regione qui presa in considerazione è però scindibile in alcune grandi unità tettoniche, che verranno meglio esaminate più avanti (pag. 177).


asimmetrico, cioè col fianco SW più raddrizzato e quello NE più dolce, e col fondo occupato da Schlier. Essa è anche complicata da numerose faglie ed ondulazioni secondarie che a NW del Candigliano cancellano il motivo sinclinalico e danno luogo a un fascio di piccole pieghe variamente fagliate che si continuano in quelle interessanti la porzione sudoccidentale bel bacino di Urbania. A SE di S. Cristoforo la sinclinale in parola tende a raccordarsi con quella contigua di Monte Aiate; quindi subito in destra del Cesano il suo fondo si alza notevolmente portando a giorno scaglia cinerea, per poi ridiscendere e slargarsi progressivamente fino ai dintorni di Fabriano, dove la sinclinale in parola è ampiamente occupata dai terreni messiniani. In definitiva perciò la sinclinale di Ca' Baldo-S. Cristoforo non è che un tratto di quella estesissima depressione sinclinatica che dal Metauro ai dintorni di Fabriano delimita a NE, i rilievi mesozoici interni della catena marchigiana.

Anticlinale di Acqualagna. È una larga e corta anticlinale con nucleo in calcare rupestre, che affiora per pochi metri alla confluenza fra Candigliano e Burano; marcata è anche l'asimmetria (fianco SW più dolce, anche se interessato da qualche pieghettamento gravitativo della scaglia rossa, fianco NE assai più ripido e fagliato). A NW di Acqualagna l'anticlinale si chiude presso il corso del Metauro e sul suo asse succede la sinclinale di Unrbania SE invece essa si smorza più lentamente, però anche qui, a SE di Molleone, succede sull'asse dell'anticlinale in oggetto, la sinclinale di Monte Aiate. A SE di quest'ultima succedono sempre sul medesimo asse le due anticlinali di M. Rotondo e del Piano della Croce (Sassoferrato), esse pure a nucleo mesozoico asimmetriche (fianco SE più dolce), brevi e separate da un profondo abbassamento assiale.

Sinclinale di Pietrarubbia-Urbania. Essa s'inizia alla testata del Fosso Maltano, dove si smorza l'anticlinale di Acqualagna, e termina dopo 27 km circa presso lo spartiacque dei bacini del Conca e del Foglia interrotta dalle argille scagliose. Il suo fondo è occupato da Messiniano; i fianchi sono a forte inclinazione (fianco SW più ripido). In realtà essa è costituita da due principali sinclinali vicarianti; una nordoccidentale (Peglio-Pietrarubbia), che s'inizia all'incirca ad oriente del Peglio e poi degrada e si slarga progressivamente verso NW fino allo spartiacque Conca-Foglia; un'altra sudorientale (Farneta-Pian di Panico) è seguibile dalla testata del torrente Maltano fino ad E del Peglio e raggiunge la massima profondità a cavallo della strada Urbino-Urbania. Da quest'ultima piega si diparte una terza piccola sinclinale (M. Santo-Farnetella); fra le due si interpone il motivo anticlinalico della Stazione di Urbania. Le due ultime sinclinali nominate si riallacciano verso SE alla sinclinale Ca' Baldo-S; Cristoforo. Fra le sinclinali ricordate e i rilievi del Montiego e dell'Abbadia di Naro si stende una fascia interessata da numerosi pieghettamenti e fagliature longitudinali.

Sinclinale di Monte Aiate. È una modesta e corta sinclinale compresa fra i rilievi anticlinalici a nucleo mesozoico di Acqualagna e M. Rotondo e disposta sul medesimo asse di questi due ultimi. Come ho detto più sopra questo fatto interessante si ripete anche per la sinclinale di Urbania. Il fondo della sinclinale di Monte Aiate è occupato da Messiniano.

Sinclinale di Ca' Bernardi. Si stende immediatamente a NE del rilievo mesozoico di M. Rotondo fra il Cesano e Coldapi per una lunghezza complessiva di circa 8 km A SE della strada Catobagli-Ca' Bernardi essa si presenta nettamente asimmetrica con il fianco SW a inclinazione piuttosto dolce e quello NE verticale e variamente fagliato. A NW della strada suddetta la sinclinale si restringe fortemente fino a scomparire sul Cesano; in questo tratto tutta la sinclinale è fortemente strizzata e interessata da faglie cospicue. Il fondo della sinclinale è occupato da Messiniano che in superficie non affiora mai per una larghezza superiore a km 1,5. Anche questa sinclinale, come altre viste in precedenza, termina a SE contro una anticlinale (anticl. mesozoica di Genga), che si trova sul suo stesso asse.

Sinclinale l'Arcello-Ca Maggio. Essa è molto stretta e raddrizzata ed è compresa fra l'anticlinale di Acqualagna e quella seguente. A SE essa sembra raccordarsi con la sinclinale di M. Aiate (zona di S. Maria in Carpineto): può darsi che a NW si immetta nella sinclinale di Urbania. Il fondo della sinclinale in esame è occupato da Schlier.

Anticlinale M. S. Leo-S. Maria in Ripuglie-M. S. Lorenzo-Fenigli. È una strettissima anticlinale pseudodiapirica (pag. 59) che si continua ininterrotta dalla vallata del Foglia a quella del Cesano (a S di Pantana) per una lunghezza complessiva di oltre 40 km Essa raggiunge la massima culminazione preso il Candigliano; nel suo nucleo molto disturbato affiora Schlier a NW di S. Maria in Ripuglie, Bisciaro di qui fino al Metauro, scaglia cinerea (salvo ad E di Sagrata) dal Metauro fino a SE di M. S. Lorenzo (a cavallo del Candigliano compare anche la porzione più alta della scaglia rossa) e di nuovo Bisciaro a Schlier fino al Cesano.

Sinclinale S. Maria in Val di Lotto-S; Giovanni in Pozzuolo - Pelingo - Tarugo - Serraspinosa - Pantana-S. Stefano. Anche questo motivo strutturale, malgrado sia molto stretto (non supera mai i 4 km di larghezza), per 60 km, ma esso è eseguibile per ampio tratto ancor più a SW fin oltre Albacina sull'Esino. La sinclinale in parola, spesso complessa nei dettagli, delimita a SW il grande rilievo Furlo-Arcevia di cui dirò fra poco. A NW di S. Giovanni in Pozzuolo, e per un km circa ancora a SE di questa località, il suo fondo è occupato da Tortoniano molassico; quindi procedendo verso SE, per il sollevamento del suo asse, in essa compaiono solo Schlier e Bisciaro che si continuano fino alle pendici NE di M. Varco; infine in tutto il rimanente della sinclinale (cioè fino ai dintorni di S; Stefano) il fondo è occupato da Tortoniano e da Messiniano. Dalla valle del Foglia fino al Tarugo al sinclinale in parola è generalmente stretta, coi fianchi variamente raddrizzati è un po' rovesciata verso NE. A SE del Tarugo invece la sinclinale si slarga progressivamente fino al Cesano pur rimanendo gli strati subverticali; ciò è dovuto ad alcune faglie longitudinali che determinano delle ripetizioni specialmente sul fianco di NE. A SE del Cesano il nostro motivo sinclinalico si smembra in vari elementi strutturali: sinclinale secondaria di C. Nolfi, sinclinale rovesciata di Pantana-C. Maggio, sinclinale rovesciata di M. Torrone-Casale. Solo quest'ultima prosegue ancora verso SE (le altre invece si chiudono) col fondo occupato da Schlier (fra Casale e Pierosara) o da terreni più antichi (fra Pierosara e Albacina).

Anticlinale Ca' Bertino-M. Spadaro-Fermignano-Furlo-Barbanti-Arcevia-S. Vicino. In realtà questa è una enorme dorsale, praticamente seguibile attraverso tutta la regione marchigiana dal Foglia al Tronto; essa non è una semplice anticlinale, ma piuttosto un rosario di anticlinali allineate sul medesimo asse strutturale, le quali a SE dell'Esino assumono anche carattere anticlinoriale. Nella regione del Metauro si stende una unica anticlinale seguibile da NW del Foglia alla displuviale Tarugo-Cesano; la massima culminazione e larghezza è raggiunta al Passo del Furlo, dove affiora, nel nucleo, un cospicuo spessore di calcare massiccio (pag.6). A NW del M. Pietralata l'anticlinale si restringe rapidamente con tendenza ad arrovesciarsi verso NE e il suo asse si abbassa dapprima bruscamente poi più dolcemente, per cui il nucleo fra Fermignano e l'Apsa di S. Donato è costituito da Bisciaro e a NW di questo torrente da Schlier. A SE del M. Paganuccio l'anticlinale si restringe e si abbassa meno rapidamente; inoltre a cavallo del Cesano, dove il suo asse si deprime maggiormente, nel nucleo compare ancora la scaglia rossa. A SE del Cesano l'asse del rilievo in esame si solleva nuovamente per raggiungere una culminazione presso Arcevia (dove compare anche il tetto del calcare massiccio ) e un'altra ancor più cospicua a cavallo dell'Esino (Montagna della Rossa).

Anticlinali di M. Percio e di Urbino-M. Polo. La prima è una strettissima anticlinale con nucleo di Schlier emergente isolata dalle molasse del Tortoniano-Messiniano inf. ed arrovesciata verso NE. La seconda pure molto stretta ha il nucleo di Bisciaro e tende pure ad un analogo arrovesciamento verso NE; essa però confluisce presso M. Polo nel rilievo del Furlo.

Sinclinale Urbino-Calmazzo-Cartoceto sul Tarugo. A NW di Urbino essa è seguibile fin quasi a Pieve di Cagna dove confluisce nella sinclinale di Montecalvo in Foglia-Isola del Piano (v. sotto). A SE di Cartoceto essa si rialza notevolmente e si attenua; Si può però seguire fin in destra del Cesano dove sparisce praticamente fra il Poggio e Montesecco. I fianchi sono spesso assai raddrizzati (fino a verticali o rovesciati), ravvicinati e asimmetrici (fianco SW più ripido). A NW di Calmazzo il suo orientamento generale è WNW-ESE, a SE di questo paese invece ha direzione NW-SE. Il fondo della nostra sinclinale è occupato da Tortoniano molassico a NW di Calmazzo e per circa 5 km a SE di questa località entro il Fosso Caldarella. Interessa poi solo lo Schlier fino allo spartiacque Tarugo-Metauro, quindi il Bisciaro e la scaglia cinerea fino al Cesano.

Anticlinale della Cesana. A NW del Metauro è una larga e corta anticlinale, con fianchi a dolce pendenza (sempre inferiori ai 30°) e con vergenza lievissima verso NE. Per ampio tratto è occupata dal rilievo mesozoico della Cesana, il cui nucleo, in calcare rupestre, rotto e pieghettato affiora nell'incisione del Metauro presso S; Lazzaro. L'anticlinale si inizia a NW di Urbino entro il Tortoniano molassico, quindi raggiunge la massima culminazione al M. della Cesana; l'asse si deprime poi notevolmente in destra del Metauro dove (SE di M. Raggio) il nucleo affiorante è costituito da Schlier. A Montalto l'asse dell'anticlinale si rialza rapidamente, tanto da portare a giorno sul Tarugo la scaglia rossa; la piega si segue poi ancora verso SSE dove interessa la scaglia cinerea o la scaglia rossa molto alta (M. Rolo): in destra del Cesano l'ultima propaggine si ritrova presso Monte Secco in Bisciaro e Schlier (1).

Sinclinale Montecalvo in Foglia-Isola del Piano-Reforzate-S.Lorenzo in Campo. È un lunghissimo e complesso motivo strutturale seguibile dal bacino del Conca fino al corso dell'Esino ed oltre verso SE, che cinge a NE tutti i rilievi mesozoici delle Marche settentrionali. Questa sinclinale, tagliata a NW dalle argille scagliose, si inizia molto ampia nel bacino del Conca, poi si restringe progressivamente verso SE fino a Isola del Piano; in questo tratto il suo fondo è occupato da un ampio triangolo di terreni del Pliocene inf.-medio p.p. e l'asse, dopo essere disceso abbastanza rapidamente dal Conca fino a Pian di Castello (34), risale dolcemente fino a Isola del Piano; i fianchi sono dolci (non superano in genere i 35°) e regolari (se si eccettua l'iniezione di argille scagliose ad W di Auditore). Fra Isola del Piano e Reforzate, cioè nella porzione metaurense, la sinclinale si mantiene poco larga e col fondo occupato da Messiniano, salvo che lungo il basso corso del Rio Puto dove compaiono le argille del Pliocene basale; l'asse discende da Isola del Piano al Metauro e, dopo un brusco innalzamento in corrispondenza del fiume, declina ancora verso SE; entrambi i fianchi, ma specialmente quello di NE, sono interessati da faglie, pieghettamenti e raddrizzamenti di varia entità. Da Reforzate fino al Cesano la sinclinale è ancora seguibile, molto attenuata, entro il Pliocene; ma mentre il suo fianco SW è ben delineato per l'affiorare dei terreni miocenici pendenti 25-35° e interessati da pochi disturbi locali, quello di NE è poco marcato per il progressivo abbassarsi della contigua anticlinale di M. Colbordolo-Vergineto (v. sotto); da notare che a SE di Sorbolongo confluisce nella nostra la sinclinale secondaria d Sterpeti-Villadelmonte (v. sotto). Dal Cesano fino allo spartiacque Misa-Fenella il fianco SW della piega presenta i

(1) Può darsi che questa anticlinale si raccordi in profondità col rilievo di Arcevia.


soliti caratteri, quello NE invece non è ben riconoscibile per lo smorzarsi dell'anticlinale adiacente. Dallo spartiacque Misa-Fenella all'Esino la sinclinale è di nuovo ampia, ben delineata e compresa fra l'anticlinale di Montecarotto e il rilievo di Arcevia-S. Vicino (v. sopra); in essa affiora ampiamente il Pliocene e il suo fianco SW è assai rotto, disturbato e tagliato dalla grande faglia della Montagna della Rossa (pag. 44).

Anticlinale Gemmano-Colbordolo-Bargni-Vergineto. Non si tratta di una semplice anticlinale, come apparirebbe dalla Carta geologica ufficiale (34), bensì di un fascio di pieghe comprese a fianchi subverticali o almeno a forte pendenza e interessate da numerose faglie longitudinali, stiramenti e pieghettamenti vari. Molto spesso, specialmente alle loro terminazioni, gli assi anticlinalici assumono un netto asseto pseudodiapirico (pag. 60). Data la complessità della struttura mi limiterò ad esaminare sommariamente i caratteri della porzione fra Foglia e Cesano. L'asse anticlinalico maggiore è seguibile dal Foglia (presso la confluenza col Rio Salso) fino in destra del Metauro a SE di Vergineto; esso è molto fagliato e pieghettato e raggiunge la massima culminazione nei pressi di M. S. Bartolo e di Fontecorniale dove viene a giorno la scaglia cinerea e la parte più alta della scaglia rossa; per tutto il rimanente l'anticlinale interessa Bisciaro e Schlier, salvo che in destra del Metauro dove il nucleo affiorante fagliato è di Messiniano. A SW di questo maggiore compare un altro asse anticlinalico minore poco a NE di Montefelcino e Montemontanaro; il suo nucleo pseudopiapirico di Schlier emerge dalle molasse del Tortoniano-Messiniano. Più numerose sono le anticlinali a NE di quella principale M. S. Bartolo-Vergineto già descritta. Un lungo asse anticlinalico parallelo ai due precedenti è seguibile da due km a S di Mondaino attraverso Coldelce fino ai pressi di Serrungarina; esso ha il nucleo di Schlier dal Foglia fino a Serrungarina, quindi si perde a SE entro i terreni messiniano-pliocenici; la culminazione di questa piega si ha presso Bargni con la comparsa della scaglia cinerea. Un altro asse compare nei dintorni di Tombolina (SW di Montemaggiore) e attraverso Pozzuolo è seguibile a NW fino a Gemmano; quest'ultimo asse anticlinalico fra Metauro e Arzilla interessa prevalentemente il Miocene medio, fra Arzilla e Foglia il Messiniano e dal Foglia fino a Gemmano do nuovo lo Schlier; fra Foglia e Metauro la piega è tagliata a NE da una lunga e forte faglia, che mette a contatto diretto lo Schlier contro il Messiniano sup. Oltre i quattro principali assi nominati ve ne sono altri minori, tutti assai rotti e disturbati. A SE di Vergineto e della Tombolina per il loro continuo abbassamento tutte queste strette anticlinali vengono gradualmente sepolte dal Pliocene; in superficie appare così un'unica ampia anticlinale, il cui asse, passante fra Barchi e Mondavio, declina verso SE ed è seguibile fino al Cesano, dove si smorza completamente. A NW dello spartiacque Foglia-Metauro le varie pieghe descritte hanno un orientamento prossimo a WNW-ESE, a SE invece di questo spartiacque mutano gradualmente di direzione per acquistare una prossima a NW-SE; come si è visto in precedenza un tale mutamento di direzione compare anche in altre pieghe marchigiane.

Sinclinali di Sterpeti-Villadelmonte e di Rupoli. Sono due modeste strutture secondarie, che si individuano fra gli assi anticlinalici descritti al capoverso precedente in concomitanza con l'abbassamento verso SE che presentano questi ultimi. Il loro fondo è occupato da Messiniano sup. o Pliocene inferiore. La prima, come si è detto più sopra, confluisce a SE di Sorbolongo nella sinclinale di Isola del Piano-Reforzate; la seconda è un modesto motivo, che si segue da Serrungarina a Rupoli e che si perde poi rapidamente sotto il Pliocene a SE di quest'ultima località.

Anticlinale di Serra dei Conti-Lontecarrotto-Staffolo. Essa appare solo in parte nella Carta geologica della Tav. I, però si estende enormemente più a SE fino ai dintorni di Cingoli. Per la porzione a NW dell'Esino essa appare come un'ampia piega a profilo dolce, con i fianchi non superanti e 15-20° e interessante i terreni pliocenici; presso l'Esino e lungo il Torrente Fossato compare il suo nucleo messiniano assai disturbato. A SE dell'Esino è complicata da alcune faglie longitudinali col carattere di Blätter e dall'addossarsi sul suo fianco SW dell'anticlinale a nucleo pseudodiapirico di Cupramontana. Credo inutile scendere in dettagli descrittivi trattandosi di un elemento strutturale marginale rispetto alla regione qui presa in considerazione. Si può però osservare che questa grande piega ha rispetto alla catena marchigiana una posizione analoga a quella dell'anticlinale Gemmano-Vergineto descritta più sopra, per quanto fra le due non esista diretta continuità. Lo stesso discorso si potrebbe ripetere per le anticlinali mesozoiche della Cesana (v. sopra) e di Cingoli.
Sinclinale della Madonna di M. Gridolfo. È un breve ramo sinclinalico che si individua a NW della strada Montegaudio-Monteciccardo e si apre a NW per confluire in sinistra del Foglia con l'ampia sinclinale della Tomba di Pesaro (v. sotto). Il suo fondo è occupato da Pliocene inf.-medio p.p. A SE della strada suddetta la sinclinale si restringe rapidamente, si solleva ed è complicata da varie faglie, fra cui quella che delimita a NE il rilevo Colbordolo-Vergineto (v. sopra).

Anticlinale di Montecchio-Mombaroccio-Calcinelli. Si tratta di una anticlinale seguibile solo fra Foglia e Metauro; a NW e a SE si abbassa rapidamente e si smorza sotto il Pliocene. Più che un motivo indipendente va forse considerata come una struttura collaterale del rilievo di Colbordolo-Vergineto, cioè in un certo senso analoga ai vari assi anticlinalici che costituiscono quest'ultimo. Fra Mombaroccio e il Metauro la piega in questione è ben delineata, con nucleo arricciato di Messiniano inf. e delimitata a SW dalla faglia ricordata al capoverso precedente. A NW di Mombaroccio fin presso il Foglia compaiono varie altre faglie sia sul fianco NE sia nella regione assiale, che alterano notevolmente il profilo della nostra anticlinale; anche in questo tratto il nucleo affiorante si mantiene sempre in Messiniano medio-inf. In sinistra del Foglia presso Montecchio il nucleo sopramiocenico della piega appare ancora ben esposto (1).

Sinclinale di Tomba di Pesaro-M. delle Forche-Cerasa. È una grande piega ben delimitata dalle vicine anticlinali nel tratto compreso fra Conca e Cesano; a NW del Conca passa gradualmente alla monoclinale costiera; a SE del Cesano invece si amplia enormemente e complicata da varie strutture sepolte, viene a costituire il fondo dell'avanfossa marchigiana affiorante (pag.177). Fra Conca e Metauro il suo fondo è ampiamente occupato da Pliocene inf. e medio p.p.; a SE del Metauro dai dintorni di Cerasa fino all'Esino ed oltre il suo fondo è estesamente colmato anche del restante Pliocene medio e dal Pliocene superiore. Per il tratto qui preso in considerazione essa è delimitata a SW dalle anticlinali di Gemmano-Colbordolo e di Montecchio-Calcinelli (v. sopra), a NE dalle pieghe costiere comprese fra Cattolica e Fano e dall'anticlinale di S. Costanzo-Scapezzano.

(1) A SE di Montemaggiore al Metauro viene localmente a giorni anche la porzione più alta tortoniana dello Schlier.


La nostra sinclinale, ampia fra Conca e Foglia, dove confluisce in essa anche la sinclinale secondaria della Madonna di M. Gridolfo, si restringe notevolmente fra Foglia e Metauro. In quest'ultimo tratto i suoi fianchi sono subparalleli e spesso tagliati da faglie longitudinali (così a NW di Villa Grande di Mombaroccio, a SE di Candelara, nei dintorni di Ferretto, ecc.). Il suo asse ha il massimo sollevamento fra Foglia e Metauro e quindi degrada molto lentamente a NW del primo fiume e a SE del secondo. I fianchi sono sempre assai dolci e con pendenze inferiori ai 10° (in media 5-7°), salvo che in prossimità delle faglie dove l'inclinazione può aumentare.

Anticlinale di (Gradara)-M. Balante-Cuccurano. Indico così schematicamente un lungo rilievo assai complesso nei dettagli e di difficile rilevamento per l'uniformità di facies molassica della serie messiniano pliocenica; a SW è delimitato dalla sinclinale precedente, a NE da quella di Fabbrecce-Rosciano (v. sotto). Fra Foglia e Metauro la nostra piega ha un profilo assai disturbato per numerose pieghe secondarie e faglie; l'assetto che ne deriva, anche se molto rotto è piuttosto anticlinoriale. La massima elevazione del rilievo strutturale si ha fra Cuccurano e un punto posto a circa km 1,5 a SW di Novilara; in questo tratto affiora infatti uno strettissimo (per lo più è largo meno di 400 m) pseudodiapiro di Schlier lungo circa 8 km, che ha sfondato la potente copertura messiniana; il punto più elevato dello pseudodiapiro e di tutta la struttura si ha presso Cuccurano; in tutto il rimanente dell'anticlinale affiorano solo terreni messiniani. Fra le varie faglie la più cospicua è quella che si stende dalla Flaminia, attraverso M. Giove e Novilara fino ai dintorni di S. Veneranda; essa ha un rigetto di alcune centinaia di metri e delimita a NE il nostro rilievo. Faglie minori si trovano sul fianco SW (fra Cuccurano e S. Cesareo, a SW di Candelara, ecc.) e nella regione assiale. Circa l'andamento dei fianchi, malgrado i numerosi disturbi, si può dire che quello di NE è assai più ripido dell'altro e talora subverticale. fra Conca e Arzilla la direzione generale del rilievo e NW-SE, fra Arzilla e Metauro invece NNW-SSE; il mutare d'orientamento è analogo e parallelo a quello di altre anticlinali (v. sopra), anche se nel caso in questione è più brusco e cospicuo. Fra il Foglia e il Conca, per quanto siano pochi gli elementi a mia disposizione, la piega si mantiene disturbata e il suo asse declina lentamente verso NW. Difficile è ritrovare la prosecuzione di questo rilievo in destra del Metauro; se ne potrebbe vedere la continuazione nell'anticlinale di S. Costanzo (v. sotto), oppure, assai meglio in un accenno di terminazione di anticlinale aperto verso NNW riconoscibile nel Pliocene della Costa delle Balze. Ad ogni modo entrambe le due prosecuzioni supposte sono notevolmente abbassate rispetto allo pseudodiapiro di Cuccurano; ciò si spiega solo ammettendo l'esistenza di una cospicua faglia trasversale lungo la bassa valle del Metauro; l'ipotesi è confortata anche da altri elementi (pag.63).

Sinclinale di Fabbrecce-Novilara-Rosciano. È una lunga sinclinale asimmetrica seguibile dal Conca al Metauro; il suo fondo è occupato dalla serie molassica con intercalazioni argillose del Pliocene inf. e medio p.p.; sono frequenti, sia sul fondo sia sul fianco di NE, gli affioramenti di conglomerati ad elementi cristallini (pag.37). Il fianco SW di questa sinclinale è stato notevolmente ridotto (fra Foglia e Arzilla) o fortemente raddrizzato (fra Arzilla e Metauro) dalla faglia di S. Veneranda-M. Giove, ricordata più sopra; il fianco NE è invece assai più esteso, regolare e abbastanza dolce (35-15°. Anche di questa piega no si trova traccia sicura in destra del Metauro, a meno che non se ne voglia ritrovare la continuazione fra l'accenno anticlinalico di Costa delle Balze (v. sopra) e l'anticlinale di S. Costanzo (v. sotto); in tal caso essa confluirebbe nella grande sinclinale di Tomba di Pesaro-Cerasa (v. sopra). Come il rilevo anticlinalico precedente la nostra in oggetto ha direzione NW-SE fra Conca e Arzilla a NNW-SSE fra Arzilla e Metauro.

Monoclinale di Cattolica-Pesaro Fano. In pratica costituisce il fianco NE della sinclinale precedente, essa però, a causa di varie inversioni di pendenza, presenta talora un vero assetto anticlinalico; così a M. S. Bartolo di Pesaro e, in maniera meno decisa, fra il Fosso si S. Jore z l'Arzilla. Si tratta quindi con ogni probabilità del resto di un grande rilievo anticlinalico (1) tagliato a NE da una cospicua faglia; sarebbe cioè perfettamente analogo all'anticlinale di Gradara-Cuccurano vista più sopra. La supposta faglia correrebbe parallela e prossima (però entro mare) alla costa attuale fra Cattolica e Fano (pag.63). La nostra monoclinale, salvo le locali inversioni di pendenza accennate, inclina verso SW e ha sempre direzione NW-SE; inoltre in superficie essa interessa solo terreni molassici del Pliocene inf. e medio p.p., solo alla sua base compare talora anche il Messiniano (così fra Gabicce e Castel di Mezzo).

(1) O meglio di due anticlinali Gabicce-M. S. Bartolo di Pesaro e Pesaro-Fano.


Anticlinale di S. Costanzo-Mondolfo-Scapezzano. Fra Metauro e Cesano è un'anticlinale regolare nei terreni molassici del Pliocene inf. e medio p.p. emergenti dalle argille del Pliocene medio (parte alta) e del Pliocene superiore. All'apice della piega compaiono spesso anche qui dei lembi di conglomerati ad elementi cristallini (pag.37). I fianchi sono leggermente asimmetrici, con pendenza di 10-20° quello di SW e di 20-30° in media quello di NE. A NW di Caminate essa si immerge rapidamente sotto il Pliocene sup. argilloso discordante; è quindi assai dubbio che l'anticlinale continui in sinistra del Metauro in quella di Gradara-Cuccurano (v. quanto detto più sopra). A SE del Cesano la nostra piega si rialza progressivamente e raggiunge la massima culminazione a S di Sinigallia con la comparsa nel suo nucleo dello Schlier; disturbi vari secondari accompagnano questo rialzo. Molto probabilmente essa è interessata lungo l'asse vallivo del Cesano da una faglia trasversale con caratteri di Blatt, che ha spostato verso NE la zolla più meridionale. Fra Metauro ed Esino si stende, a NE dell'anticlinale in oggetto, fino al mare; una regolare e dolce monoclinale (con pendenza media di 5-6° verso NE) di argille del Pliocene medio p.p.-superiore. Poco a N dell'Esino l'anticlinale si immerge sotto il Pliocene sup.; più a SE però fra questo fiume e il Musone nei dintorni di Polverigi affiora dalla copertura pliocenica il nucleo eopliocenico-messiniano di un grande rilievo profondo. Può darsi che sia l'anticlinale di S. Costanzo-Scapezzano sia questa di Polverigi rappresentino due culminazioni di un medesimo grande asse strutturale che delimita a NE la porzione settentrionale dell'avanfossa marchigiana oggi emersa (pag.177).

Rinuncio ad esporre molti elementi di dettaglio di queste numerose pieghe, perché sarebbero necessarie lunghe descrizioni e carte e sezioni geologiche di dettaglio. Credo invece utile accennare ad alcuni caratteri tettonici fondamentali (1).
Anzitutto appare un fatto interessante: a parte l'emergere dei rilievi mesozoici esterni, molte delle varie anticlinali con nucleo di scaglia cinerea, Bisciaro o Schlier sono caratterizzate da una compressione spesso sensibile; inoltre è costante in esse il raddrizzamento e il fitto pieghettamento del nucleo e la sua iniezione, mediante faglie longitudinali, nei terreni sovrastanti secondo un meccanismo di tipo diapirico. Questa giacitura è evidente nelle anticlinali seguenti: M. S. Leo-S. Lorenzo, Ca' Bertino-Fermignano, M. Percio, Urbino-M. Polo, Cuccurano, vari assi strutturali del bacino di Urbania e del rilievo Colbordolo-Vergineto, ecc. Tutti gli pseudodiapiri (2) nominati hanno in generale vergenza verso NE.


(1) Altre notizie complementari sull'argomento si troveranno in alcune mie recenti pubblicazioni (217, 218).
(2) Con questo termine indico una iniezione analoga (ma più attenuata per la plasticità nettamente inferiore delle marne rispetto a quella del salgemma) ai domi saliferi, pei quali riservo il termine di diapiro vero e proprio (217).



Accanto a queste strette anticlinali si stendono spesso ampie sinclinali con asimmetria più o meno marcata e quasi sempre vergenti verso NE (1). Cioè lo stile tettonico generale della regione esaminata in questo paragrafo, sempre eccettuando naturalmente i rilievi mesozoici esterni (v. sotto), è quello di una regione iniziale a dolci pieghe, che in seguito sono state conservate in corrispondenza delle sinclinali, invece perforate da pseudodiapiri in corrispondenza delle anticlinali. Quindi anche a NE dei rilievi mesozoici interni appaiono abbastanza nette due fasi diastrofiche: primo dolce piegamento, un successivo pseudodiapirismo.
Circa le sinclinali neogeniche vi è da osservare anche qualche altro fatto interessante. Esse in superficie appaiono spesso molto dolci e regolari, tanto da avere talora il fondo pianeggiante; però, sempre in superficie, si raddrizzano bruscamente, ma per breve tratto, contro gli pseudodiapiri contermini. In profondità invece esse hanno fianchi molto più ripidi e un fondo a curvatura più stretta ed accentuata; inoltre lo spessore dei terreni tortoriani, messiniani ed eopliocenici, che le riempie, è maggiore nella parte mediana che non ai margini; queste sinclinali mostrano cioè di essere state soggette in una certa misura alla subsidenza dal Tortoniano medio al Pliocene inf. inclusi (2).

(1) Alcune pieghe neogeniche marchigiane (Maceratese, dintorni di Urbania, ecc.) hanno vergenza verso SW; si tratta forse di fenomeni di ritorno che danno una certa simmetria ad alcuni bacini marchigiani. (2) Naturalmente dove son conservati tutti questi terreni, come avviene nelle sinclinali a NE del grande rilievo Furlo-Arcevia; quelle invece comprese fra questo e i rilievi mesozoici interni presentano la subsidenza sono dal Tortoniano medio al Messiniano inclusi.


Questi vari caratteri che presentano le sinclinali neogeniche si possono notare confrontando le porzioni più erose con le altre meglio conservate di una stessa piega.
Essi però risaltano in maniera assai più evidente in quelle sinclinali che sono state esplorate o direttamente mediante gli scavi minerari (Ca' Bernardi) o mediante la prospezione sismica (province di Ancona e Macerata). I fatti esposti hanno evidentemente un interesse pratico per le ricerche minerarie, in quanto non permettono di prevedere con esattezza, sulla base delle sole ricerche geologiche di superficie, l'andamento generalmente più accentuato delle sinclinali un profondità. Questi caratteri particolari delle nostre sinclinali hanno anche importanza per la datazione e definizione delle fasi diastrofiche cui è andata soggetta la regione (pag.70).
Eccettuata la grande dorsale Furlo-Arcevia-S. Vicino, che, come vedremo più innanzi (pag.177) rappresenta un'unità tettonica distinta di fondamentale importanza per la geologia marchigiana, tutti gli altri rilievi mesozoici affioranti nell'area esaminata in questo paragrafo (Acqualagna, M. Rotondo, Piano della Croce di Sassoferrato, Genga, Cesana (1)), hanno alcuni interessanti caratteri comuni. Corrispondono questi ad anticlinali larghe e corte, talora a profilo dolce e regolare (Cesana), ma più spesso variamente rotte e disturbate specie sul fianco di NE (M. Rotondo, Genga, ecc.), interessato da faglie inverse talora cospicue. Quindi i loro tratti tettonici generali, per quanto meno accentuati, corrispondono bene a quelli visti per i rilievi mesozoici interni. Le nostre anticlinali si distinguono però da questi ultimi per essere assai più corte e perché alle loro terminazioni sono sostituite spesso lateralmente da sinclinali. Si è visto infatti come a NW dell'anticlinale di Acqualagna si stenda la sinclinale di Urbania, fra quella di Acqualagna e M. Rotondo vi sia sul medesimo asse la sinclinale di M. Aiate, come la sinclinale di Ca' Bernardi termini a SE contro l'anticlinale di Genga, entrambe sul medesimo asse. A NE di alcune di queste anticlinali (Acqualagna, M. Rotondo, Genga) si stendono sinclinali strette, la cui compressione (dato anche il concomitante rovesciamento verso NE) è solo interpretabile mediante faglie marginali dirette e inverse secondo lo schema già visto per quelle interposte ai rilievi mesozoici interni.

(1) Il rilevo mesozoico dell'Abbadia di Naro costituisce in realtà un motivo collaterale del grande fascio dei rilievi mesozoici interni per la posizione tettonica a quello della Cesana, è invece il rilevo di Cingoli.


Da quanto si è finora esposto risulta quindi netto il contrasto fra la tettonica profonda e la tettonica superficiale nella zona in esame; la prima caratterizzata da larghe anticlinali mesozoiche e sinclinali compresse, la seconda invece da strette anticlinali pseudodiapiriche ed ampie sinclinali. Cioè la seconda fase diastrofica in profondità rompeva i fianchi delle pieghe e strizzava le sinclinali e in superficie si ripercuoteva con uno sfondamento della cerniera delle anticlinali. L'indipendenza delle due tettoniche, originata dallo scollamento per diversa plasticità delle masse, appare ad esempio chiara nell'Urbinate, dove l'anticlinale mesozoica del Furlo, anziché continuarsi regolare verso NW nel Neogene, si smembra nei pseudodiapiri di M. Ca' Bertino-Fermignano, Urbino-M. Polo e M. Percio. Questi fenomeni di iniezione sono in funzione del raccorciamento operato dalla deriva verso NE dei rilievi mesozoici profondi.
In conclusione si può dire: in una prima fase distrofica la regione si deformò in dolci pieghe, che mantennero la concordanza strutturale in tuta la serie, salvo l'intervento della subsidenza nelle sinclinali maggiori; in una seconda fase più intensa mentre in profondità le maggiori tensioni si svolgevano sui fianchi delle anticlinali (faglie dirette ed inverse determinanti grandi embrici nel calcare massiccio ), in superficie si manifestavano invece all'apice delle anticlinali (pseudodiapiri). Questi stili tettonici sovrapposti sono in funzione della generale deriva verso NE della intensità dei movimenti, dello scollamento dei complessi superiori rispetto a quelli profondi, della diversa plasticità delle masse, ecc. Il Tortoniano, Messiniano e Pliocene sovrastanti ebbero solo un comportamento passivo.
Vi è anche da osservare che lo scollamento della scaglia nei rilievi mesozoici interni e le strutture secondarie connesse (v. paragrafo prec. pagg.46) furono probabilmente rese possibili dalla vicinanza alla antica superficie topografica o addirittura dall'affiorare di questa formazione. Invece lo pseudodiapirismo della scaglia cinerea, del Bisciaro e dello Schlier avvenne per la presenza della copertura tortoniano-messiniana. Data la contemporaneità di questi due movimenti (facilmente dimostrabile oltre che con i fatti esposti con altri osservabili in gran parte della regione marchigiana) si può desumere che la seconda fase orogenica fu posteriore al Miocene e che durante essa gran parte della regione interna era già emersa. Ma ritorneremo meglio in seguito su questi argomenti.
Si è già visto che l'orientamento generale degli assi strutturali della nostra regione e NW-SE; ma mentre a NW della congiungente ideale Furlo-Novilara le direttrici tettoniche sono piuttosto WNW-ESE, a SE di questa congiungente passano dapprima a una direzione NW-SE poi NNW-SSE; si ha cioè una progressiva dolce torsione degli assi strutturali passando dalle Marche settentrionali a quelle centro-meridionali. Descrivendo le varie pieghe si è accennato che molte di esse, sia anticlinaliche che sinclinaliche, confluiscono fra loro e che altre derivano invece dallo smembramento di una sola; perciò per il grande fascio di pieghe marchigiane, variamente e parzialmente anastomizzate fra loro, si potrebbe, volendo, parlare anche di locali virgazioni, raggruppamenti in parte amigdaloidi ecc. (v. Tav. VI)(1).
È anche da mettere in evidenza l'enorme sviluppo e continuità dei maggiori elementi strutturali della regione. Quelli positivi corrispondono ad allungatissimi rilievi complessi talora a profilo di piccolo anticlinorio e spesso con varie culminazioni, in modo da costituire un rosario di pieghe. Si veda ad esempio la colossale dorsale Ca' Bertino-Furlo-Arcevia, che si continua praticamente ininterrotta fino a tutti i Monti Sibillini per una lunghezza complessiva di oltre 180 km; e così via per tante altre pieghe (anticlinali e sinclinali), anche se assai meno sviluppate, citate più sopra.

Da ultimo occorre accennare alle maggiori linee di dislocazione longitudinali o trasversali, che interessano i terreni neogenici. Di molte di esse si è già detto poco più sopra descrivendo le pieghe della regione; mi limito perciò qui a qualche notizia complementare.
Vari AA. (62, 125, 127) cercarono si spiegare mediante sprofondamento ad opera di una lunga faglia; decorrente all'incirca in corrispondenza della costa attuale, le ripe a mare che compaiono fra Cattolica e Numana; in appoggio è stata portata (125) la notevole sismicità del litorale. In tal modo si potrebbe anche spiegare la scomparsa della gamba di NE delle anticlinali di Gabicce-M. S. Bartolo di Pesaro, Pesaro-Fano, Ancona e M. Conero. Altri invece (40, 180) attribuirono alla semplice abrasione marina l'asportazione della gamba NE delle due prime anticlinali citate. L'una e l'altra sono interpretazioni un po' troppo unilaterali. Infatti è indubbio che le falesie in atto o morte della costa marchigiana devono la loro forma attuale all'azione del mare e

(1) SCARSELLA in un recente lavoro (215) ha anche coniato un termine nuovo (virgazione successiva o scalare) per il fascio dei nostri rilievi mesozoici interni.


subordinatamente a frane ed acque dilavanti; è però a mio parere assai probabile anche l'esistenza di faglie, fasci di faglie o forti ginocchiature a qualche centinaio di metri o chilometro dalla costa attuale. Vari fatti potrebbero venire in appoggio a questa ipotesi: faglie di sprofondamento all'orlo NE del Conero (103), parallelismo fra elementi strutturali e linea di costa, analogia tettonica fra le monoclinali costiere di Cattolica-Fano e le anticlinali di M. Balante-Cuccurano e Colbordolo-Vergineto tutte appartenenti al grande rialzo strutturale Furlo-Novilara (pag.179), concomitanza di faglie trasversali, ecc., oltre a fatti già ricordati (pag.40).
Con ogni verosimiglianza lungo il basso corso del Metauro, almeno dai dintorni di Calcinelli al mare, corre una cospicua faglia trasversale, che ha permesso il sollevamento della regione a NW del fiume rispetto a quella di SE; il rigetto di tale faglia aumenterebbe progressivamente verso mare. Vari fatti confortano una tale ipotesi: la diversa entità del sollevamento a N e a S del Metauro dopo il Pliocene medio (pag.36). la non diretta continuità d'affioramento dei terreni e delle strutture sui due fianchi della valle (pag.57) e la presenza di faglie trasversali analoghe (con parziale carattere di Blätter) nelle valli dell'Esino e del Cesano(1). Può darsi che questa nostra faglia abbia anche un rigetto orizzontale.
Farò cenno più avanti (pagg.105-110) di altre delle numerose faglie più o meno locali e di diversa entità che interessano la zona esaminata. Purtroppo però no ci è possibile fare un quadro completo di tutti i disturbi disgiuntivi, grandi e piccoli, del Neogene, i quali, per la particolare natura dei terreni e per le pessime esposizioni, molto spesso sfuggono all'osservazione e alla ricostruzione.

(1) Un altro elemento è di particolare interesse. Un pozzo perforato nel perimetro delle Fornaci di Cuccurano sul prolungamento del pseudodiapiro di Schlier, anziché incontrare subito sotto alle alluvioni questa formazione come era logico a tendersi, ha attraversato fino alla profondità di m 66,50 marne argillose bluastre del Messiniano e quindi Schlier. Con tali elementi è necessario ammettere una faglia orientata NE-SW all'incirca lungo la Flaminia; il rigetto dovrebbe essere almeno di 100 m con abbassamento della zolla sudorientale.