PARTE VI
IDROLOGIA SUPERFICIALE E SOTTERRANEA
CAPITOLO III
UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE
La relativa ricchezza di acque fluenti e sotterranee del bacino del Metauro presenta un cospicuo interesse pratico e, dato che gli impieghi attuali sono ben poco casa rispetto a quelli possibili, costituisce un fecondo campo di indagini e di applicazioni. Qualora queste risorse venissero utilizzate, oltre i notevoli benefici che ne deriverebbero dal punto di vista agricolo e industriale, sono da tener presenti i vantaggi indiretti, quali la sistemazione dei bacini montani, la regolarizzazione delle portate, una migliore distribuzione della sedimentazione valliva e costiera, ecc.
Tre sono le utilizzazioni idriche fondamentali: approvvigionamento di acque potabili, irrigazioni, forza motrice. trattandosi di problemi molto complessi, mi limiterò qui a considerazioni generali di mia competenza; d'altra parte solo quando il tecnico avrà proposto le soluzioni possibili, il geologo potrà dare il suo parere concreto e contribuire alla realizzazione pratica delle opere. Vogliono perciò essere questi solo brevi cenni, che, insieme a quanto si è già proposto da altri, possono dare lo spunto alle augurabili iniziative pratiche.
Prima di passare all'esposizione degli argomenti devo avvertire che i molti dati e concetti riassunti ai due capitoli precedenti serviranno a meglio illuminare su varie questioni e che i valori numerici esposti nelle pagine seguenti sono di semplice orientamento. È infatti competenza del tecnico specialista in sede di progetto esclusivo, la ricerca degli elementi definitivi.
1. Approvvigionamenti di acqua potabile
Per la maggior parte dei Comuni metaurensi è questo un problema assillante, che in molti casi non ha ancora trovato una soluzione soddisfacente e tanto meno definitiva.
Nella nostra regione le possibili vie di approvvigionamento di acque potabili sono:
b) Acque sorgifere subalvee;
c) acque superficiali fluenti;
d) falde artesiane.
Assai diversa è l'entità di queste riserve. Buone sorgenti, anche se con portate ridotte (salvo quella del Ciordano), sono abbastanza frequenti; cospicue sono le riserve b) e c), notevoli in certe zone quelle d).
Prima però di esaminare le possibilità di utilizzazione occorre accennare agli impieghi e ai bisogni attuali.
Tutti i centri abitati, salvo in parte trascurabile Urbino e in proporzione cospicua Fano, traggono il loro rifornimento idrico da sorgenti. Tale sistema che è il più facile e spesso anche il più economico, ha naturalmente successo solo dove le acque sorgive sono in sufficiente abbondanza; cosa che per il Metauro si verifica solo in corrispondenza dei rilievi mesozoici, e in modo assai minore, ma bastevole alle necessità locali, nella porzione montuosa più elevata della formazione marnoso-arenacea umbra.
Si può così dire che ben pochi Comuni hanno una alimentazione adeguata e cioè: Borgo Pace, Apecchio, Piobbico, Cantiano, Cagli (capoluogo e alcune frazioni), Fossombrone (capoluogo), Fano; nella maggiorparte di questi sono anche abbastanza tranquillanti le disponibilità per aumentare le erogazioni future. Per tutti gli altri Comuni, e sono la maggioranza, gli acquedotti attuali hanno deficienze più o meno cospicue rispetto ai bisogni.
Prima di ricercare i possibili rimedi sarebbe indispensabile esaminare con cura le necessità dei singoli centri abitati; ma non avendo qui i dati sufficienti al riguardo, cercherò di affrontare il problema da un punto di vista generale. Le zone più bisognose di acqua della regione metaurense so possono così schematizzare:B
b) Urbino e Urbinate.
c) Colline in destra del Metauro da Reforzate e Fratterosa al mare.
d) Colline in sinistra del Metauro fra il M. della Cesana e il mare.
premetto che ormai quasi tutte le sorgenti utilizzabili con acquedotti di pochi chilometri, e talora anche le minori, sono state captate. Le rimanenti potranno semmai andare ad arricchire paesi che per il momento non hanno o quasi scarsezza di acqua (cioè quelli elencati più sopra).
Nel fondovalle del Metauro le possibilità di rifornimento idrico sono buone e anche facili. Nell'alto e medio Metauro i centri più bisognosi d'acqua sono in ordine decrescente: S. Angelo in Vado, Mercatello e Urbania. Poche speranze si possono riporre nelle sorgenti; infatti eccetto la sorgente di Magnavacca (pag. 219) la quale con un'accurata captazione potrebbe aumentare la sua portata libera e contribuire all'alimentazione di Urbania, non ne sono note altre di un certo rilievo. Qualche frutto potrebbero portare ricerche molto accurate di acque sorgive sui fianchi del rilievo del Montiego lungo il contatto scaglia rossa-scaglia cinerea; da escludere invece a questo fine la formazione marnoso-arenacea. Forse maggiore interesse avrebbe la perforazione di pozzi per il raggiungimento, al di sotto della scaglia cinerea, della scaglia rossa, che deve contenere una riserva idrica notevole con un carico variabile da zona a zona; tale carico aumenta con il dislivello del tetto della scaglia rossa affiorante (pag. 229).
Un'ubicazione adatta a una tale ricerca potrebbe essere la sponda destra del Metauro sul prolungamento del rilievo del Montiego. Maggiori e più sicure erogazioni si possono ottenere mediante gallerie filtranti nel subalveo del Metauro, che ha anche in magra portate sufficienti (pag. 191) per assicurare i 10-15 l/sec di acqua subalvea captabile, necessari per l'alimentazione dei tre paesi nominati; non dovrebbe essere difficile trovare uno spessore di alluvioni adatto alla costruzione di una tal galleria e a una quota sufficiente per condotte a gravità. Delle tre soluzioni proposte (sorgenti, pozzi, gallerie filtranti) l'ultima dà maggiore affidamento per la soluzione integrale del problema.
Non presenta difficoltà il completamento delle utilizzazioni attuali di acqua potabile fra Urbania e Calmazzo. Scarso affidamento di sufficiente portata danno le eventuali acque sorgive individuabili con ricerche e captazioni adatte sui fianchi del M. Pietralata e della Cesana. Ottime prospettive presentano invece le acque subalvee del Metauro per la presenza di estese alluvioni recenti con spessori adatti per gallerie filtranti. Inoltre acque sorgive subalvee dal Bisciaro si devono avere sotto S. Maria in Repuglie, tutto attorno a Fermignano e poco oltre lo sbocco del fosso di S. Maria degli Angeli.
Da Calmazzo o meglio dallo sbocco della gola del Furlo al mare le acque freatiche subalvee abbondano e rappresentano quasi l'unica possibilità, perchè mancano acque sorgive di un qualche interesse pratico, se si eccettua la sorgente di S. Gervasio (pag. 223), per la quale è già previsto l'allacciamento con Fossombrone. Sola difficoltà, facilmente superabile con l'aumento di diametro della condotta a gravità, è il limitato carico di queste acque subalvee, le cui prese in ogni caso non potrebbero superare i 110 m di quota. Occorre fare attenzione che le gallerie filtranti o, se si preferisce, altri mezzi di emungimento non vengano a trovarsi in corrispondenza di complessi porosi del Messiniano-Pliocene inf., onde evitare possibili inquinamenti con acque salate fossili, che sono note in un pozzo presso Sterpeti, al Molino della Sacca e all'orlo di Pian di Rose (pag. 250). Saranno perciò da preferirsi i depositi alluvionali compresi fra lo sbocco della gola del Furlo e S. Martino del Piano, i quali presentano anche venute sorgive subalvee. Anche qui si potrebbe pensare a pozzi di ricerca entro la scaglia rossa, coperta dalla scaglia cinerea; località propizie sarebbero i fondi vallivi nei dintorni di Raggioli o immediatamente oltre Fossombrone.
Se verranno costruiti nella regione metaurense bacini artificiali, (pag. 241) modeste derivazioni potranno assicurare ottime portate per uso potabile. In tal caso però, come forse anche per le gallerie filtranti, si renderà necessario potabilizzare le acque.
Consideriamo la seconda delle quattro zone sopra ricordate, cioè l'Urbinate. Qui le difficoltà per un aumento della disponibilità idrica sono molto gravi e in particolare per il capoluogo, stante la sua quota elevata (m 452). In passato fu progettato addirittura l'allacciamento delle piccole sorgenti del M. Nerone; ma, a parte che si potrebbero convogliare solo 10-15 l/sec di magra (nella migliore delle ipotesi), vi sono notevoli difficoltà costruttive e di manutenzione; non credo perciò economica una tal soluzione. D'altra parte non esistono per Urbino altre possibilità per impianti a gravità. Se è perciò necessario aumentare l'approvvigionamento idrico della città, occorre fare ricerche di altre acque sorgive, oltre quelle ora utilizzate, nel rilievo della Cesana (1); anche in caso di successo saranno sempre necessari impianti di sollevamento. Sicuro affidamento di ottime portate darebbero le prese dal fondovalle del Metauro; ma troppo gravose, per il notevole dislivello sarebbero le spese di esercizio del sollevamento; in ogni caso si potrà ricorrere a questa soluzione solo in caso d'insuccesso di altre captazioni d'acqua sorgiva dalla Cesana.
Assai notevole è la deficienza di acque potabili nelle colline fra il Metauro e il Cesano da Reforzate e Fratte Rosa al mare. Si cercò di ovviarvi con un acquedotto consorziale alimentato dalla sorgente di S. Martino dei Muri (pag. 223); ma anche questo è ora inadatto ai nuovi bisogni. Penso che circa 50-l/sec, cioè circa 40-l/sec più degli attuale potrebbero dare alla zona una disponibilità idrica più che sufficiente per molti anni.
Solo due modi vi sono per risolvere un tale problema. Uno è mediante gallerie filtranti attraverso il Metauro fra Fossombrone e S. Martino del Piano capaci di provvedere questa cospicua massa d'acqua (il che non sarebbe facile), un successivo eventuale impianto di potabilizzazione e quindi il sollevamento fino a Reforzate (325 m circa) per superare il dislivello di 230 m circa; di qui condotte a gravità provvederebbero alla distribuzione ai vari centri abitati fino al mare; solo per Sorbolongo e Torre S. Marco sarebbero necessari altri impianti di sollevamento; anzichè attingere da gallerie filtranti, ci si potrà servire di bacini artificiali.
Una seconda via per risolvere il problema sarebbe la captazione di acque sorgive e il loro trasporto a gravità fino a Reforzate e quindi la loro distribuzione come nell'altro caso. Resta però da ricercare la sorgente con la portata richiesta e a quota sufficiente (per tale ragione non è possibile sfruttare le venute subalvee dai massicci mesozoici). Da scartare sono i fianchi del Paganuccio che, per quello che è noto, potrebbero dare al più pochi l/sec. A mio modo di vedere solo una presa immediatamente a monte di Pianello lungo il Ciordano, presso il contatto scaglia rossa-cinerea è capace di risolvere il problema così posto; una piccola diga in corrispondenza della presa, trattenendo (come la briglia esistente attualmente più a monte) i materiali grossolani trascinati dal torrente, permetterebbe anche una buona filtrazione dell'acqua. Il dislivello di circa 75 m fra la presa e Reforzate, anche se modesto, e sufficiente per una condotta a gravità di tale lunghezza (circa 40 km). È però da tener presente che con questo acquedotto si potrebbero servire anche altre utenze, oltre quelle fra Metauro e Cesano ricordate, in quanto la sua capacità potrebbe raggiungere anche gli 80-90 l/sec. Prima di studiare nei dettagli l'impresa saranno necessarie attente ricognizioni e accurate misure del comportamento idrologico del Ciordano.
Sarà infine naturalmente compito del progettista stabilire quali delle due soluzioni è più conveniente: se un impianto di 6 km con un sollevamento di 230 m o una gravità di 40 km e con acqua migliore (1).
Vediamo infine le colline in sinistra del Metauro fra la Cesana e il mare. Qui il bisogno d'acqua è meno impellente che nella zona precedente, in quanto esistono in loco numerose e piccole sorgenti già quasi totalmente utilizzate e minore è la popolazione. La maggior quota dei centri abitati rispetto a quelli prospicienti a S del Metauro aumenta le difficoltà, rendendo in ogni caso indispensabili gli impianti di sollevamento. Anche per questa zona esistono solo due possibilità per completare l'approvvigionamento idrico attuale/ o sollevamento dal fondovalle del Metauro o lungo acquedotto a gravità, che anche qui potrebbe essere quello del Ciordano più sopra proposto portato alla massima potenzialità; si potrebbero così utilizzare quei 30-40 l-sec che restano degli 80-90 l-sec.
Si può così concludere che per tutte le zone del Metauro, anche le più povere d'acqua potabile, esistono, naturalmente in grado maggiore o minore, possibilità di aumento delle risorse idriche. In molti casi le spese d'impianto o di esercizio verrebbero ad essere non indifferenti, dato però che si tratta quasi sempre di soluzioni interessanti più Comuni (l'acquedotto del Ciordano o quello del Bevano con la portata di 80-90 l-sec interesserebbe 22 Comuni), esse potrebbero venire affrontate da Consorzi. Sta ad ogni modo ai Tecnici verificare quali delle proposte più sopra ventilate risultino più economiche.
(1) Credo fuor di luogo portare qui, perchè occuperebbero troppo spazio, i calcoli che mi hanno portato a queste conclusioni. Devo aggiungere che oltre al Ciordano, anche il Bevano presenta ottime possibilità di utilizzazione. Le numerose e cospicue polle che alimentano questo torrente (pag.223) sono capaci di dare portate paragonabili a quelle del Ciordano, che però offrono maggiori difficoltà di presa. Ad ogni modo le venute idriche che alimentano questi due torrenti costituiscono le più facili ed importanti risorse d'acqua potabile sorgiva della regione.