PARTE VI
IDROLOGIA SUPERFICIALE E SOTTERRANEA
CAPITOLO IV
ACQUE MINERALI
3. Acque solfuree
Anche queste sono abbastanza frequenti, però incomparabilmente meno delle precedenti. Ne abbiamo due tipi diversi: uno in relazione con la formazione gessoso-solfifera, un secondo con altri terreni più antichi nella parte alta del bacino (formazione marnoso-arenacea umbra, calcare rupestre); le prime sono molto più diffuse.
Connesse con la formazione gessoso-solfifera sono quelle dei dintorni di Urbania (S. Maria in Spinateci, Peglio), Frontone (Canneto e S. Savino), della sinclinale Isola del Piano-Reforfate (Valzangona, Montefelcino, Rio Puto, Caspessa, Torre S. Marco), di Pozzuolo, Mombaroccio e Carignano. Provengono invece dal calcare rupestre quelle di Fossombrone e Gorgo a Cerbara (1). Infine defluiscono dalla formazione marnoso-aernacea quelle dei dintorni di Borgo Pace, Mercatello, Apecchio. Nulla praticamente conosciamo della composizione di queste acque in quanto ben poco ci dice la vecchia analisi del Purgotti riportata più sopra; quelle provenienti dalla formazione gessoso-solfifera devono essere spesso non semplicemente sulfuree, ma salso-sulfuree o salso-sulfuree-solfate. Le portate sono spesso buone, ma talora minime, e per lunghi periodi di siccità si annullano; per una stessa sorgente con l'aumento di portata generalmente diminuisce il contenuto in H2S.
La distinzione in due gruppi fatta inizialmente corrisponde anche a una diversa genesi, oltre che certamente a una diversa composizione chimica. Le sorgenti provenienti dai terreni gessoso-solfiferi devono la loro mineralizzazione al dilavamento in profondità di gessi o rocce solfifere in ambiente riducente; molto spesso sono anche solfate. resta il problema se il processo di riduzione dei gessi sia operato da acque salse fossili o da acque di infiltrazione di origine meteorica; è noto infatti che entrambi sono agenti possibili. Per le nostre sorgenti penso però che siano essenzialmente le acque dolci meteoriche a determinare il contenuto in H2S, prova ne siano le forti variazioni di portata in stretta relazione con le precipitazioni (2). A queste d'origine superficiale possono associarsi in copia maggiore o minore anche quelle salse fossili, dando così acque salso-solfuree o salso-iodo-solfuree.
(1) In realtà quest'ultima defluisce dalla corniola, ma è dal rupestre che acquista la mineralizzazione.(2) A conferma si può inoltre ricordare che certamente di origine meteorica sono le acque sulfuree del secondo gruppo, di cui dirò, e che molto spesso si ha la fuoriuscita dalla formazione gessoso-solfifera di polle solfuree vicine ed altre salate, ma distinte (Valzangona, Carignano, Isola del Piano, Cannet, ecc.).
Le sorgenti solfidriche provenienti dalla formazione marnoso-arenacea o dal Mesozoico devono la loro mineralizzazione alla scomposizione di pirite (pag. 77), (per quelle di Gorgo a Cerbara) o marcasite; in questo caso si tratta sicuramente e solamente di acque di origine meteorica operanti in ambiente riducente. Spesso si ha in vicinanza anche la fuoriuscita di acque ferruginose (Gorgo a Cerbara, dintorni di Apecchio) distinte da quelle sulfuree, con uno sdoppiamento delle mineralizzazioni ancora poco chiaro. Normalmente le sorgenti di questo secondo gruppo hanno portate maggiori delle altre in quanto maggiore è l'alimentazione.
Fra le sorgenti sulfuree più importanti ricorderò: quella del Ponte della Taverna (Apecchio), Cà Costantino (Mercatello), Borgo Pace, Canneto (Frontone), l'Acqua Puzza (Isola del Piano), ecc.; alcune sembrano superare la portata di 1 l/sec.