'Il bacino del Metauro', di Raimondo Selli

Raimondo Selli

IL BACINO DEL METAURO
Descrizione geologica - Risorse minerarie - Idrogeologia

Edizione elettronica del volume edito nel 1954

PARTE I - CAPITOLO I
LA SERIE DEI TERRENI

13. Miocene inferiore e medio a facies umbra

Il Miocene inferiore e medio presenta nella nostra regione due facies ben distinte: una marnoso-arenacea che possiamo chiamare facies umbra e una calcareo-marnosa o facies marchigiana. La prima è diffusa nell'alto bacino del Metauro a SW dei rilievi mesozoici del Montiego e del Nerone-Catria, cioè all'incirca a SW della congiungente ideale S. Angelo in Vado Cantiano; la seconda invece affiora a NE di questi rilievi e di questa linea. Si tratta di due facies ben distinte e profondamente diverse per ambienti di sedimentazione, tipo litologico, spessore, ecc.; il passaggio laterale fra le due è molto rapido, ma solo in parte osservabile. Intratteniamoci ora in questo paragrafo sulla facies umbra.
Sopra la scaglia cinerea segue in continuità una formazione che riprendendo un termine locale dialettale, viene spesso indicata col nome di Bisciaro (2). Si tratta in via generale di marne calcare o calcari marnosi duri talora selciferi, alternati fra loro e di colore grigiastro o bruniccio o biancastro. Normalmente in basso gli strati calcarei sono un po' più spessi, mentre le marne interposte aumentano di potenza e frequenza verso l'alto. Le silicizzazioni sono generalmente più frequenti negli strati calcarei inferiori e di rado concentrate in noduli, come invece avviene nelle Marche meridionali e nell'Umbria centromeridionale.

(2) In realtà col termine di Bisciaro vengono indicati solo gli stati calcarei della formazione, mentre alle marne vien dato il nome di genga.


Al Bisciaro seguono, senza però un limite netto ma con passaggio graduale, delle marne argillose di colore grigio verdastro o grigio cupo, un po' sabbiose e abbastanza compatte. I due termini citati costituiscono una fascia continua all'orlo SW del rilievo Catria-Nerone e a quello W del Montiego; fuori della nostra area ricompaiono alla base del Miocene umbro al margine NE dei monti Eugubini. Spesso però a causa di faglie non viene a giorno il Bisciaro (così sul Biscuvio presso S. Andrea e più a SE al margine del M. Nerone) e talora è ridotto lo spessore delle marne grigie sovrastanti.
Sopra succede la formazione marnoso-arenacea. Essa è costituita da un'alternanza regolare, ben stratificata e di grande potenza di marne variamente argillose e sabbiose e di arenarie per lo più a grana fine e media e con variabile contenuto marnoso; colore dominante è il grigiastro con toni brunicci sulle superfici esposte; spesso compaiono anche calcari marnosi o marne calcaree talora un po' glauconitici e di colore grigiastro o grigio-verdastro (1). Data la grande scarsezza di macrofossili e di orizzonti litologicamente ben definiti non è possibile fare sicure suddivisioni in questa serie. Si possono ad ogni modo distinguere due complessi: uno inferiore prevalentemente marnoso ma con frequenti intercalazione arenacee, che diventano più frequenti verso l'alto e che in media rappresentano circa un terzo o un quarto di tutta la serie: uno superiore prevalentemente arenaceo con strati fino a un metro di spessore, con intercalazioni marnose subordinate e con tracce di gesso all'apice (137, 195). Il complesso inferiore, cui compete più propriamente il termine di formazione marnoso-arenacea s.s., copre quasi tutta la regione compresa fra i rilievi del Lontiego e del Nerone-Catria, la Val Tiberina e i rilievi Eugubini; le arenarie sovrastanti sono invece localizzate alla fascia sinclinalica compresa fra il M. Vicino e il M. Picognola attraverso la Serra Maggio.
Queste rocce si possono considerare nell'insieme impermeabili; però le arenarie, specie quelle della serie più alta, determinano spesso locali orizzonti sorgentiferi; nei calcari infine si osservano talora forme di aspetto carsico.

(1) La tettonica della formazione marnoso-arenacea non è stata ancora studiata, se si eccettua la sua porzione più settentrionale ad opera di SIGNORINI (177). Non è perciò improbabile che questi calcari rappresentino delle variazioni laterali dei complessi (Bisciaro e marne grigie) che imbasano la formazione marnoso-arenacea. Essi verrebbero a giorno per faglie o talora per motivi anticlinalici. I calcari in questione non sono poi da confondere con quelli organogeni elveziani, di posizione tettonica non ancora ben chiara, che affiorano nelle regioni limitrofe alla nostra.


Lo spessore del Bisciaro varia da qualche decina di metri a poco meno di 100 m; quello delle marne sovrastanti è sui 50 m (così sul Biscuvio). A molte centinaia di metri ascende invece la potenza della formazione marnoso-arenacea; RENZ (158) la valuta sui 500 m, MORENA (121) sugli 800 m Per la formazione marnoso-arenacea s.s. ho misurato 650 m circa lungo il Biscuvio fra Apecchio e Piobbico e circa 625 m ad W di Seravalle (1). Ad almeno 300 m ascende lo spessore della serie molassica sovrastante.
Entro questo Miocene umbro i macrofossili sono rarissimi. Nel Bisciaro è stata rinvenuta l'Ostrea langhiana Trab. presso Gubbio (158) e la Pleurotomaria morenai Sac. a M. Cospio (Cantiano) (121). Dalle marne sovrastanti provengono (121, 137) Flabellum vaticani Ponzi Toxopagus italicus Manz e Mazz. Tellina sp., Nucula sp., Lima langhiana Sacco, Pholadomya cf. margaritacea Sow., Ph. canavarii Sim, Teredo cf. norvegica sp., Thracia pubecsens L., Pinna subpectinata Mich. Tugurium (Xenophora) postextensum Sacco, T. (X) extensum Sacco, Cassidaria (Galaeodea) cf. echinophora L., Aturia aturi Bast., Carcharodon megalodon Ag., le località di raccolta sono i dintorni di Palcano e Cantiano (Scelle, Montedoro; Palazzetto, Seretelle). Nella formazione marnoso-arenacea s.s. furono trovati: Pecten miocenicus Mich e Chlamys scabrella elegantula Sacco in calcari grigi e duri alle falde NW del M. Cerro, e, Amphistegina niasi Verb. e Miogypsina irregularis Mich. al Molino di Valderchia e numerose impronte varie (Palacodyction, Taonurus, Nemertiles, Cylindrites) e tracce di Pteropodi (137, 146). Infine entro le arenarie, che chiudono la serie umbra, fu rinvenuta l'Ostrea cochlear navicularis Br. a Casale (SW di Cantiano) (121).
Da questi ritrovamenti non si può certo ricavare molto per la datazione della serie descritta. Più precisi elementi sono invece offerti da ricerche micropaleontologiche, che ho tuttora in corso di completamento. I Foraminiferi prevalgono, e talora con ricche faune, nei livelli marnosi, assai più scarsi sono invece in quelli arenaceo-molassici; in molti orizzonti mancano del tutto o quasi. Circa l'età posso fin d'ora esporre alcune conclusioni. Il Bisciaro appartiene al Langhiano e forse in parte all'Aquitaniano. Le marne grigie sovrastanti sono ancora langhiane come dimostra la presenza in esse di

(1) Questi spessori sono stati misurati con la maggior cura possibile e si possono considerare molto prossimi al vero. È perciò privo di fondamento l'enorme spessore (circa 2500 m) attribuito alla formazione marnoso-arenacea nella sezione geologica allegata al Foglio Gubbio (195), dove sono state trascurate le numerose faglie e pieghe che interessano questi terreni.


Dorothia burdigalensis Colom, Planulina aff. marialana Head., Cibicides burdigalensis Colom, ecc.
Il Langhiano pare continuarsi per pochissime decine di metri anche entro la formazione marnoso-arenacea s.s.; però, salvo tale eccezione di cui occorre ancora la conferma, si può dire che questo potente complesso stratigrafico appartiene interamente all'Elveziano e al Tortoniano. Più precisamente, riferendoci alla serie del Biscuvio fra Apecchio e Piobbico, sono ascrivibili all'Elveziano i 390 m inferiori della formazione, per la presenza in essi di Uvigerina veneta Selli, Cassidulina cruysi Marks, ecc. Appartengono invece al Tortoniano i 260 m circa più alti delle serie. Meno facile è la datazione precisa del complesso molassico più alto, che contiene solo microfaune sporadiche e molto povere; essa in buona parte appartiene ancora al Tortoniano, la sua porzione più alta però deve comprendere anche parte del Messiniano, come riproverebbe la presenza di gesso (1). Giova infine ricordare che la formazione marnoso-arenacea umbra corrisponde per età e per costituzione litologica a quella romagnola (177).

(1) Si veda al riguardo anche la lente gessifera riportata sul foglio Gubbio (195).