PARTE V
COMBUSTIBILI FOSSILI
CAPITOLO III
PROSPETTIVE GASSIFERE E PETROLIFERE DELLE MARCHE SETTENTRIONALI
Il problema che mi propongo con questo capitolo è certamente vasto e per la sua impostazione occorre tener presente, oltre le conoscenze geologiche esposte nelle pagine precedenti, quelle delle regioni contermini e l'esperienza che si è venuta acquistando in questo campo nel resto d'Italia e altrove.
Perciò per giudicare delle possibilità pratiche della nostra regione passeremo in rassegna qui sotto i vari presupposti fondamentali per l'adunamento degli idrocarburi e cioè permeabilità, coperture, strutture, condizioni paleogeografiche, bacini di sedimentazione, storia orogenetica, ecc. non limitandoci al solo bacino del Metauro, ma estendendo, come è necessario, il nostro esame a tutte le Marche settentrionali (1).
1. Le manifestazioni superficiali
Queste non hanno valore diretto per orientare le ricerche o addirittura, come si faceva un tempo, per consigliare l'ubicazione dei pozzi, ma solo un valore indiretto in quanto ci consentono di supporre l'esistenza nella regione di accumuli eventualmente sfruttabili. Cioè non la zona dove esse compaiono, per la quale rappresentano generalmente un fatto negativo, ma quelle contermini a distanza maggiore o minore in diretta continuità geologica, dove si verificano le condizioni adatte all'accumulo, e senza manifestazioni superficiali, possono rivelarsi adatte a una ricerca. Le manifestazioni quindi indicano solo delle probabilità di adunamenti in zone più o meno lontane o in formazioni più o meno profonde. Rappresentano però sempre un elemento di conoscenza necessaria.
Elenco qui sotto le manifestazioni superficiali citate dagli AA. (14, 33, 35) per le Marche Settentrionali dalla vallata del Foglia a Recanati. Per l'ubicazione rimando ai relativi numeri della fig. I.
- Dintorni di Mondaino; acque salate con gas connesse con la formazione messiniana.
- Montecalvo in Foglia; acque salate con gas dal Pliocene Inferiore.
- Torrente Schieti, a N di Urbino, piccole emanazioni di gas da una sorgente solforosa; si trova presso il torrente a q. 170 a S dell'abitato di Schieti; dalle argille con intercalazioni sabbiose del Messiniano.
- Dintorni di Urbino; deboli impregnazioni d'olio nel Bisciaro (manca l'ubicazione precisa).
- Valzangona, tracce di gas nelle acque minerali solfidriche e salsoiodiche dello stabilimento; dalla formazione messiniana.
- Carignano, idem.
- Foci del Metauro; si sarebbero riscontrati entro mare gorgoglii di gas.
- Dintorni di Sorbolongo, piccole saltuarie emanazioni di gas da una sorgente di acqua salata nel fondo del Fosso dell'Acqua Salata; dalla serie argillosa e arenacea del Pliocene inferiore.
- S. Savino, tracce di gas nelle acque solfidriche provenienti dalla formazione gessoso-solfifera.
- Canneto, idem.
- Cabernardi e Percozzone, notevoli emanazioni di gas rinvenute durante i lavori di coltivazione delle miniere di zolfo.
- Dintorni di Fratte Rosa e S. Lorenzo in Campo, acque salate con tracce di gas; dalla serie marnoso molassica del Pliocene inferiore.
- Dintorni di Fratte Rosa e S. Lorenzo in Campo, acque salate con tracce di gas; dalla serie marnoso molassica del Pliocene inferiore.
- Fosso Brugiata, bollicine di gas dal fondo del fosso omonimo connesse con la serie del Pliocene medio.
- Fosso Acquanera, presso Castiglioni in Comune di Arcevia, debole saltuario gorgoglio di gas da due piccole sorgenti di acqua salata; dal Pliocene inferiore.
- Vaccarile, sul fondo del fosso a circa 1 km a NE del paese, sorgentella solfidrica un po' salata con saltuarie bollicine di gas; dal Pliocene medio.
- Fosso del Cavallo, fra Filetto e S. Angelo a SSW di Sinigallia, acqua minerale con poco gas dalla formazione gessoso-solfifera.
- Sinigallia, da un pozzo ordinario per acqua profondo 16 m perforato presso il torrente Misa, leggere emanazioni di gas provenienti forse dal Pliocene medio-sup.
- Fosso S; Angelo a S di Sinigallia sotto mandriola, leggera emanazione di gas da un pozzo ordinario di m 8 approfondito mediante perforazione di m 40; forse dal Pliocene medio.
- Case Safaranara a SSW di Poggio S. Marcello, acque salate solfidriche con tracce di gas dal Pliocene inferiore.
- Molino Urbani presso Moie, acqua salata con incerti segni di gas dalle alluvioni dell'Esino, proveniente dalla formazione gessoso-solfifera.
- Contrada Calapigna, presso Monte Roberto, salsa con emissione di gas dal Pliocene inferiore.
- Bollitori di S. Paolo di Jesi, 2 salse con emissione di gas, una delle quali ora asciutta dal Pliocene inferiore.
- Paterno di Ancona, sulla destra del Fosso del Vallone si ebbe un notevole sviluppo di gas valutato a 2000 mc al giorno durante la perforazione di un pozzo di ricerca a m 60 di profondità; dal Pliocene inferiore.
- Aspio, frequente emissione di gas dalle acque minerali dello stabilimento.
- Grotta degli Schiavi, sotto il Monte Conero, a qualche centinaio di metri dalla Costa i marinai avrebbero osservato in superficie manifestazioni di gas.
- Spiaggia di Numana, bolle di gas forse però provenienti da decomposizioni di alghe.
- Apiro, nel Fosso 600 m a NNE di Serronchia vi è una salsa saltuariamente attiva; dal Messiniano.
- Molino di Recanati, sulla sponda sinistra del Fiume Potenza, gorgoglio intenso di gas da un'acqua salata, dal Quaternario inferiore.
- Fontespina, a 250 m dalla spiaggia entro mare chiazze oleose nerastre e bolle di gas; anche ciottoli della spiaggia presenterebbero spalmature di bitume.
A queste bisogna aggiungere le numerose manifestazioni di gas e tracce oleose incontrate durante i lavori di ricerca e di coltivazione dello zolfo e le impregnazioni bituminose, su cui mi sono intrattenuto nel capitolo precedente. Aggiungo, però a titolo puramente informativo dato che la notizia non è controllata, che si sarebbero verificate salse temporanee nella zona di Caminate (Fano) in occasione del terremoto del 1929.
So potrebbe anche ricordare molte altre manifestazioni nelle regioni contermini settentrionali e occidentali, ma per la maggior parte esse sono connesse o ancora con la serie messiniano-eopliocenica o con la formazione marnoso-arenacea romagnola o talora con le argille scagliose; non servono quindi a darci ulteriori elementi. Si può però accennare a una notevole emissione di gas, ricco di idrocarburi superiori, dai calcari marnosi e arenacei dell'Elveziano nei pressi di Caioleto (S. Agata Feltria) e a tracce di gas in una sorgente solfidrica nella formazione marnoso-arenacea umbra dei dintorni di Città di Castello.
Da quanto si è finora esposto si può così riassumere la distribuzione stratigrafica delle manifestazioni superficiali:
Quaternario-Pliocene sup. e medio, rare manifestazioni limitate alla regione costiera a S del Metauro.
Pliocene inf., molto frequenti specialmente a S del Metauro.
Messiniano, sono molto diffuse in tutta la regione esaminata con tracce varie di olio, bitume e gas.
Tortoniano, solo impregnazioni bituminose nella parte più alta della serie; per il rimanente non è sicura la presenza di manifestazioni.
Elveziano-Langhiano, nella facies marchigiana sono scarse, inoltre esse fuoriescono forse solo occasionalmente da questi terreni seguendo faglie, mentre devono avere origine da orizzonti più antichi: mancano praticamente nella facies umbra.
Paleogene, sono ignote manifestazioni.
Cenomaniano sup. limitate allo strato bituminoso descritto (pag. 161) che però non ha importanza trattandosi di uno scisto bituminoso (Oilshale).
Albiano, impregnazioni bituminose negli strati a Fucoidi (pag. 160) di valore analogo alle precedenti.
Cretaceo inf.-Giura-Trias sup. sono ignote manifestazioni.
Circa i rapporti fra manifestazioni e strutture si può osservare che la grande maggioranza degli indizi superficiali del Tortoniano sup.-Messiniano si trova sui fianchi delle sinclinali dove l'erosione ha denudato le contigue anticlinali; si tratta cioè di manifestazioni di strato. Invece le mineralizzazioni del Pliocene e Quaternario sono legate più spesso a faglie di varia entità.
Si può anche supporre con buon fondamento che il Tortoniano sup.-Messiniano rappresentino una serie naftogenica sia per il gran numero e tipo di manifestazioni sia per la facies dei terreni. Quindi gli idrocarburi contenuti in queste formazioni avrebbero subito solo migrazioni primarie con successivi spostamenti relativamente modesti e in gran parte orizzontali in rapporto alla permeabilità e giacitura degli strati. Gli idrocarburi contenuti nel Pliocene e Quaternario devono invece essere pervenuti in questi terreni in seguito a migrazione verticale dal Tortoniano sup.-Messiniano. Eccetto forse quelle della formazione marnoso-arenacea umbro-romagnola, provengono invece da terreni più antichi, forse dal Cretaceo, le poche manifestazioni connesse con le formazioni pretortoniane.