'Il bacino del Metauro', di Raimondo Selli

Raimondo Selli

IL BACINO DEL METAURO
Descrizione geologica - Risorse minerarie - Idrogeologia

Edizione elettronica del volume edito nel 1954

PARTE I - CAPITOLO I
LA SERIE DEI TERRENI

16. Pliocene

Questi terreni affiorano solamente nell'avanfossa marchigiana, cioè ad oriente della grande dorsale Urbino-Arcevia-Sibillini; mancano invece, almeno a N dell'Esino, nei bacini madiani della catena. Infatti i terreni neogenici più recenti che ho osservato in queste sinclinali interne appartengono al Messiniano sup. o meglio al livello 6 del paragrafo precedente (pag.32) (sinclinale di Cà Bernardi, sinclinale Pietrarubbia-Urbania).
Il Pliocene ha una grande estensione a SE del Metauro, dove, se si eccettuano la zona di S; Ippolito-Montemaggiore, i dintorni di Sinigaglia e quelli di Ancona e Polverigi, copre con continuità l'avanfossa marchigiana. A NW del Metauro invece, e specialmente fra Foglia e Metauro, il Pliocene è limitato al fondo delle sinclinali maggiori.
Nell'esposizione che segue distinguerò il Pliocene in tre parti, inferiore, medio e superiore, secondo i criteri che ebbi già ad esporre altrove (221). Infatti se vi è una regione italiana dove in nessun modo è possibile seguire la vecchia bipartizione in Piacenziano ad Astiano, questa è proprio la nostra con le sue numerose e cospicue variazioni laterali di facies. Per le datazioni e le correlazioni precise dei terreni pliocenici, data la grande rarità dei macrofossili, ho studiato parecchie centinaia di microfaune raccolte nella regione metaurense, le quali per la loro ricchezza e varietà mi hanno permesso sicuri e dettagliati riconoscimenti stratigrafici.
Il Pliocene inferiore è sempre in perfetta continuità stratigrafica col sottostante Messiniano; anzi il limite fra i due piani non è segnato da alcun cambiamento litologico, ma è individuabile solo con lo studio micropaleontologico. Come ho già detto (pag.33), le argille marnose che chiudono il messiniano, nella loro parte più alta appartengono già al Pliocene inf. Occorre perciò abbandonare l'idea espressa da alcuni AA. (196, 224) della trasgressione alla base del Pliocene marchigiano; ciò vale non solo per il bacino del Metauro, ma per tutte le Marche.
Il Pliocene inf. si presenta talora solo in facies di argille marnose azzurre con contenuto sabbioso pressoché assente; ciò avviene nella sinclinale di Tomba di Pesaro - M. delle Forche. In questa zona però il contenuto sabbioso tende ad aumentare verso l'alto tanto che alla sommità della serie a Tomba di Pesaro compaiono vere e proprie molasse e infine ciottoli sparsi di rocce eruttive e metamorfiche (pag. 37).
Lungo l'orlo interno dell'avanfossa secondo un allineamento che passa per Sorbolongo, Fratte Rosa, S. Lorenzo in Campo, Serra dei Conti e che poi prosegue verso SE oltre l'Esino, nella porzione alta del Pliocene inferiore si intercala un potente complesso molassico con frequenti e sottili interstrati argillosi. Queste molasse, il cui spessore è variabile ed oscilla in media sui 50-100 m, passano gradualmente verso il basso, verso l'alto e lateralmente ad argille sabbiose e infine ad argille. Il cambiamento di facies verso NE è più rapido che non verso NW e SE; questo è in armonia con quanto esposi altrove (218), cioè che le intercalazioni sabbiose nel Pliocene dell'avanfossa marchigiana hanno la forma di enormi lenti allungatissime secondo NW-SE e chiudentesi rapidamente verso NE. Nell'anticlinale di S. Costanzo e nelle colline costiere fra Pesaro e Fano a NE della congiungente ideale S. Veneranda-Novilara-Rosciano, tutta la serie eopliocenica è molassica con intercalazioni argillose trascurabili (ad W di Trebbiantico). A NW di Montecalvo in Foglia (si tratta però di una zona che non compare nell'unita carta geologica (Tav. I)) l'Eopliocene è in buona parte rappresentato da molasse e conglomerati.
A conclusione di quanto ho esposto finora si devono fare alcune osservazioni importanti. Anzitutto ho fino a questo momento parlato di Pliocene inferiore, però in realtà parte delle formazioni citate rappresentano già nella loro porzione più alta anche la parte inferiore del Pliocene medio, come denunciano chiaramente le microfaune. I macrofossili già ricordati dagli AA. all'apice della serie a Tomba di Pesaro (102, 174) o quelli che ho rinvenuto alla sommità delle molasse di Fratte Rosa, Serra dei Conti, ecc. concordano in via generale con tali vedute cronologiche (1).
Un altro fatto importante è che tutte le serie del Pliocene inf.-Pliocene medio p.p. ricordate hanno nella loro porzione più alta un netto carattere regressivo; ciò è denotato sia dalla facies litologica (comparsa di molasse o addirittura di conglomerati) sia soprattutto dai fossili. Infatti mentre le microfaune dei livelli inferiori della serie in questione sono di ambiente marino profondo (batiale, quelle contenute nella parte più alta indicano mare basso.

(1) In realtà si tratta di microfaune banali di mare basso, che portebbero essere indifferentemente attribuite o alla parte più alta del Pliocene inf. o a quella più bassa del Pliocene medio.


Anzi al disopra delle molasse di Sorbolongo, Fratte Rosa e S. Lorenzo in Campo compaiono argille e microfaune nettamente litoranee o addirittura salmastre. La diminuzione di profondità dell'antico mare, iniziatasi generalmente verso la fine del Pliocene inferiore (almeno in destra del Metauro) è stata abbastanza graduale.
Nelle sinclinali in sinistra del Metauro (sinclinali di Montecalvo in Figlia - Ponte degli Alberi e di Tomba di Pesaro - Monte delle Forche) e nelle colline costiere fra Pesaro e Fano con la regressione, avvenuta come si è detto durante la prima parte del Pliocene medio, termina anche la serie pliocenica locale; in nessun punto infatti ho trovato terreni marini più recenti. Quindi con ogni probabilità la regione compresa fra i fiumi Conca e Metauro deve essere definitivamente emersa poco dopo l'inizio del Pliocene medio. Diversa invece è stata la storia delle zone a SE del Metauro. Nell'anticlinale di S. Costanzo-Scapezzano le molasse del Pliocene inf.-medio p.p., con all'apice lembi di conglomerati ad elementi eruttivi e metamorfici (pag. 37), sono coperte trasgressivamente da argille della parte più alta del Pliocene medio. Questa trasgressione, che nell'area metaurense, per quanto mi è noto finora, compare solo sui fianchi dell'anticlinale suddetta, è però enormemente estesa nella restante avanfossa marchigiana. Infatti il contatto trasgressivo è seguibile con continuità lungo l'orlo interno dell'avanfossa da Serra dei Conti ai dintorni di Ascoli, cioè dal Misa al Tronto. La trasgressione, come è naturale, non è stata ovunque rigidamente coeva, è però avvenuta quasi sempre fra l'inizio e la parte media del Pliocene medio, a seconda delle zone, e talora anche alla fine del Pliocene inf. (217).
Lungo l'orlo interno dell'avanfossa marchigiana fra il Metauro e il Misa, cioè nei dintorni di Sorbolongo, Fratte Rosa, S. Lorenzo in Campo, Ripalta e Montale, non ho trovato questo contatto trasgressivo. Qui infatti la serie del Pliocene inf.-medio p.p. è in continuità stratigrafica con quella sovrastante, però ne è separata mediante le argille a faune litoranee e salmastre, cui ho accennato più sopra. Evidentemente queste ultime corrispondono al massimo ritiro del mare e quindi praticamente all'inizio della trasgressione nelle altre aree della restante avanfossa marchigiana a SE del Metauro (1).

(1) Nella carta geologica della Tav. I ho appunto bipartito il Pliocene in Pliocene inf.-medio p.p. e Pliocene medio p.p.-sup. mediante la trasgressione ricordata più sopra i questa intercalazione salmastra. Infatti la tripartizione del Pliocene marchigiano (pag. 34), non riconoscibile sul terreno, si può fare solo mediante le microfaune.


La serie pliocenica più recente, che, mediante la trasgressione o l'intercalazione litoraneo-salmastra, ricopre in destra del Metauro i terreni descritti in precedenza, comprende la parte più alta (e talora anche quella media) del Pliocene medio e il Pliocene sup. Questa serie è rappresentata nell'area metaurense essenzialmente da argille azzurre con contenuto sabbioso quasi sempre molto basso. Spesso si intercalano però anche lenti molassiche, che sfumano alla base, al tetto e lateralmente alle argille circostanti (217, 218). Fra queste intercalazioni, assai diverse fra loro per età ed importanza, si possono ricordare le molasse di Orciano-Mondavio (del Pliocene medio), di S; Giorgio, di Piagge e della Costa delle Balze (del tetto del Pliocene medio o della base del Pliocene sup.) e di Cerasa (del Pliocene sup.). Per quanto si riferisce al solo Pliocene sup. si può osservare che esso è limitato, nella nostra regione, a parte della monoclinale costiera fa Metauro e Cesano a NE di S; Costanzo e a una vasta area più interna compresa all'incirca fra queste località: Ostra Vetere, Cerasa, Francavilla (E di Monterado). Anche il Pliocene medio p.p. - Pliocene sup. ha un generale carattere regressivo.
Con la fine del Pliocene superiore tutta la regione compresa fra il Metauro e l'Esino emerse definitivamente; infatti Quaternario marino si trova solo in una fascia costiera a S di questo ultimo fiume fino al Tronto (220).