PARTE I - CAPITOLO I
LA SERIE DEI TERRENI
15. Miocene superiore (Messiniano)
Esporrò più avanti in dettaglio i caratteri e la stratigrafia di questi terreni (pag.93); perciò mi limito qui a brevi cenni. Ho già detto (pag. 27) che a SW del rilievo Nerone-Catria le arenarie del M. Vicino e di Serra di Maggio, ascrivibili al Tortoniano e in parte al Messiniano, chiudono localmente la serie stratigrafica umbra. A NE invece di questo rilievo, cioè nel medio e basso bacino del Metauro, il Miocene è completo anche nei suoi termini più elevati.
Qui alle marne grigiastre dello Schlier succedono dei terreni assai vari per composizione litologica e per spessore, che vengono indicati con termini diversi a seconda delle preferenze degli AA.: Mio-Pliocene, Sarmaziano, Pontico, Messiniano, ecc. (pag.82). Per le Marche settentrionali la successione di questi terreni si può così schematizzare dall'alto al basso:
- Argille marnose e marne argillose la cui porzione inferiore è ancora messiniana mentre quella superiore appartiene al Pliocene inferiore.
- Argille marnose e marne argillose (talora in parte o completamente sostituite da molasse) con intercalazioni di straterelli calcarei (colombacci) (219).
- Formazione di tetto costituita da argille marnose e bituminose talora sostituite in parte o completamente da molasse (molasse superiori).
- Formazione gessoso-solfifera con il caratteristico corredo di rocce svariate (gessi, marne bituminose fogliettate, ecc.).
- Marne tripolacee e tripoli, non sempre ben distinti dal livello sottostante.
- Formazione di letto rappresentata da argille marnose a bande bituminose e più spesso da molasse (molasse inferiori) (v. pag.29).
- Marne grigiastre più o meno calcare costituenti la porzione più alta dello Schlier (v. pag.30).
In questi complessi stratigrafici i macrofossili sono per lo più rari e limitati a qualche orizzonte isolato, per cui non permettono una datazione sicura di tutta la serie. Si possono a tal proposito ricordare: i resti di pesci e foglie, che spesso si rinvengono entro i livelli tripolacei; i Cardium e altre forme delle faune a Congeria, connesse con la formazione gessoso-solfifera; l'Ostrea cochlear navicularis Br. e i denti di Carcharodon megalodon Ag., trovati nelle molasse superiori dell'Urbinate e di M. Aiate (139, 140).
Per la datazione dei terreni in oggetto si prestano invece assai meglio le microfaune; infatti dalle numerosissime che ho finora esaminato si possono trarre precise conclusioni. Il complesso 1 sopra citato appartiene, come ho già detto, al Tortoniano. Ancora per buona parte tortoniane sono le microfaune della formazione di letto (livello 2), però quelle più alte mostrano un progressivo impoverimento di specie, tanto che immediatamente sotto alle marne tripolacee sono in pratica ridotte a soli Globigerinidi; ciò dimostra un progressivo cambiamento da un ambiente tipicamente marino normale a un altro marino sovrasalato. I complessi stratigrafici 3-6 o sono del tutto privi di Foraminiferi oppure questi, se presenti, sono rappresentati solo da rarissime Globigerine mal sviluppate; persiste perciò sempre l'ambiente marino sovrasalato. Alla base del complesso 7 continuano ancora per qualche metro le microfaune poverissime già ricordate, però esse si vanno arricchendo rapidamente verso l'alto, tanto da divenire ben presto abbondantissime e tipiche del Pliocene inferiore; parallelamente si ha la ripresa dell'ambiente marino normale.
Ne deriva così che la porzione più alta del livello 2, tutti i livelli 3, 4, 5 e 6 e la base del livello 7 sono ascrivibili al messiniano, che è appunto caratterizzato dal tipico ambiente marino soprasalato (v. anche pag.85) (1). Inoltre è interessante notare che l'inizio della sedimentazione terrigena prevalentemente molassica (cioè del livello 2) non fu ovunque contemporaneo; talora cominciò con il Tortoniano basale (bacino di Urbania), ma più spesso nel Tortoniano medio o superiore (v. pagg.31 e 70). Si deve infine tener presente che, malgrado i cambiamenti di facies e di ambiente, si ebbe, nei bacini interni della catena e nell'avanfossa marchigiana, continuità di sedimentazione anche per tutto il Miocene superiore.