PARTE I - CAPITOLO I
LA SERIE DEI TERRENI
12. Eocene superiore - Oligocene (Priaboniano - Cattiano)
Dalla scaglia rossa, che negli ultimi strati si fa più marnosa, si passa gradualmente a una formazione che va sotto il nome di scaglia cinerea.
Malgrado la denominazione questo nuovo complesso è diverso anche litologicamente dalla scaglia vera e propria, esaminata al paragrafo precedente. Si tratta infatti di marne grigio-verdastre tendenti talora al bruniccio, per lo più ben stratificate, e spesso assai fogliettate, tanto da dare uno sfatticcio ad elementi piccoli ed angolosi.
Questa scaglia cinerea ha caratteri molto uniformi, per cui non è possibile distinguere orizzonti sia pure di semplice valore litologico. In via generale il contenuto argilloso aumenta verso l'alto e così pure la sottigliezza degli strati; nella porzione bassa del complesso predomina il colore verdognolo, in quella alta piuttosto il colore grigiastro. Ma si tratta di differenze di scarso significato e non sempre ben rilevabili.
Come ho detto il passaggio fra queste marne e la scaglia rossa sottostante è graduale e avviene con un'alternanza di strati verdastri e rosso-fegato; questa zona talora ha pochi metri di spessore (come avviene ad esempio presso Piobbico), ma più spesso è potente alcune decine di metri (presso Fossombrone, fra Rocca Leonella e Secchiano, al passo della Scheggia ecc.). Più rapido è invece il passaggio con le marne e i calcari biancastri sovrastanti costituenti il cosiddetto Bisciaro.
Le marne verdi in esame sono notevolmente plastiche e sotto le spinte tettoniche sono state frequentemente arricciate e dislocate. Dato il contenuto argilloso costituiscono inoltre un buon orizzonte impermeabile che permette l'affiorare di numerose sorgenti. Variabile è il loro spessore e non sempre ben misurabile per la giacitura disturbata. Presso Scheggia si aggira sui 100 m; a monte di Isola del Piano ho misurato 200 m circa; sul Tarugo a monte di Isola di Fano m180 circa.
La scaglia cinerea viene a giorno in fasce continue attorno ai rilievi mesozoici; un interessante affioramento si ha nei dintorni di Fonte Corniale (a N do Montefelcino) nel nucleo dell'anticlinale di Bargni.
Salvo qualche raro resto indeterminabile (Taonurus, Ostrea sp., Acesta sp.), non erano stati finora rinvenuti nella scaglia cinerea del bacino del Metauro fossili di valore stratigrafico (1).
Talora però essa contiene ricche microfaune isolabili con opportuni trattamenti; ne ho rinvenute su fianchi dell'anticlinale della Cesana, di quella del Furlo, presso Piobbico ecc.
Da queste microfaune è possibile stabilire la presenza nella scaglia cinerea dell'Eocene sup. e di tutto l'Oligocene. Credo fuor di luogo esporre qui elenchi dettagliati a documento di queste affermazioni: ma mi riprometto di ritornare in un prossimo lavoro su questo argomento. Del resto dallo studio dei macroforaminiferi della serie di Visso (MACERATA) RENZ (158) era già giunto alle stesse conclusioni cronologiche. Devo anche aggiungere che, con ogni probabilità, nella scaglia cinerea più alta è presente forse una parte dell'Aquitaniano.